Depositato, da parte della procura di Monza, il ricorso in Appello contro la sentenza che, nel novembre scorso, ha assolto per totale incapacità di intendere e volere il 28enne Mattia Del Zotto dall’accusa di tre omicidi consumati, e cinque tentati, per aver avvelenato i suoi famigliari mescolando il solfato di tallio all’acqua minerale.
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Si attende ora la fissazione della data del processo di secondo grado, e anche la decisione della procura generale sulla richiesta avanzata dai pm monzesi, che nell’atto di appello chiedono che il ragazzo venga sottoposto a una nuova perizia psichiatrica collegiale.
La pubblica accusa non poteva ritenersi “soddisfatta” delle conclusioni a cui era giunto il consulente nominato dal tribunale in primo grado, ritenendo le motivazioni a supporto della tesi della “capacità di intendere, ma non di volere”, troppo generiche. Secondo i periti della procura (incaricati dal pm Carlo Cinque), il 28enne era parzialmente capace, ma perfettamente lucido nel “programmare e programmare minuziosamente l’azione omicidiaria”.