Monza: vandalizzato il Bosco della memoria di via Messa

Il Bosco della memoria di via Messa a Monza è stato vandalizzato settimana scorsa: qualcuno ha divelto il pannello dedicato al campo di Dachau. «Temevo qualche atto di vandalismo, ma questi gesti sembrano premeditati», commenta Milena Bracesco.
Monza Bosco della memoria
Monza Bosco della memoria Fabrizio Radaelli

Il Bosco della memoria di via Messa a Monza è stato vandalizzato settimana scorsa: qualcuno ha divelto il pannello dedicato al campo di Dachau e ha cercato anche di sollevarne il basamento.

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«Io personalmente, ma tutti noi di Aned, i soci di Anpi e le tante realtà che hanno sostenuto il progetto – ha commentato la presidente della sezione di Monza e Sesto San Giovanni dell’Associazione nazionale ex deportati Milena Bracesco – siamo arrabbiati e amareggiati». La scoperta qualche giorno fa. Il Bosco della Memoria, in via Messa, non è recintato: è aperto al pubblico giorno e notte. Proprio così era stato concepito: come un bene a disposizione della comunità. Come un luogo dove passeggiare e tenere viva la memoria del passato.

«Non pensavo che ci fosse qualcuno in grado di commettere una simile azione – ha proseguito Bracesco – temevo qualche atto di vandalismo, qualche ragazzata. Ma questi gesti sembrano premeditati: ci sembra che ci sia stata dell’intenzionalità».

Bracesco ha sporto denuncia alle forze dell’ordine e ha immediatamente avvisato il sindaco. «Vorremmo – ha proseguito la figlia di Enrico, antifascista deportato a Mauthausen e ucciso nel castello di Hartheim, uno dei centri di sperimentazione dei medici nazisti – che l’amministrazione riuscisse a darci una mano: il danno ammonta ad alcune migliaia di euro». Il Bosco della Memoria è stato inaugurato lo scorso 27 gennaio – giorno in cui, a livello internazionale, si celebrano le vittime dell’olocausto.

Nemmeno la via che lo ospita, via Messa, era stata scelta a caso: Ernesto Messa, antifascista, è stato fucilato a Cibeno, in provincia di Modena, nel luglio del 1944. Alla fine del 2017 nell’area verde che si srotola lungo la ferrovia sono stati piantati 92 alberi: uno per ogni monzese e brianzolo vittima delle deportazioni nazifasciste. Attorno a ogni albero un anello di acciaio ossidato, il corten, che riporta il nome del deportato. Alberi e deportati sono stati collocati in aree distinte, a seconda del campo in cui sono stati deportati. Il progetto – ideato dall’architetto Rosa Lanzaro – ha avuto una lunga gestazione: inizialmente previsto al parco di Monza, si sperava potesse essere inaugurato nel 2015. Poi, intoppi e rallentamenti hanno bloccato l’iter, fino all’individuazione della nuova collocazione e all’avvio della raccolta fondi.

Ora, la brutta sorpresa: «Non sarebbe una cattiva idea installare un sistema di videosorveglianza, anche se – ha concluso Bracesco – speriamo non si verifichino ulteriori atti di vandalismo».