Il Bosco della memoria di via Messa a Monza è stato vandalizzato settimana scorsa: qualcuno ha divelto il pannello dedicato al campo di Dachau e ha cercato anche di sollevarne il basamento.
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«Io personalmente, ma tutti noi di Aned, i soci di Anpi e le tante realtà che hanno sostenuto il progetto – ha commentato la presidente della sezione di Monza e Sesto San Giovanni dell’Associazione nazionale ex deportati Milena Bracesco – siamo arrabbiati e amareggiati». La scoperta qualche giorno fa. Il Bosco della Memoria, in via Messa, non è recintato: è aperto al pubblico giorno e notte. Proprio così era stato concepito: come un bene a disposizione della comunità. Come un luogo dove passeggiare e tenere viva la memoria del passato.
«Non pensavo che ci fosse qualcuno in grado di commettere una simile azione – ha proseguito Bracesco – temevo qualche atto di vandalismo, qualche ragazzata. Ma questi gesti sembrano premeditati: ci sembra che ci sia stata dell’intenzionalità».
Bracesco ha sporto denuncia alle forze dell’ordine e ha immediatamente avvisato il sindaco. «Vorremmo – ha proseguito la figlia di Enrico, antifascista deportato a Mauthausen e ucciso nel castello di Hartheim, uno dei centri di sperimentazione dei medici nazisti – che l’amministrazione riuscisse a darci una mano: il danno ammonta ad alcune migliaia di euro». Il Bosco della Memoria è stato inaugurato lo scorso 27 gennaio – giorno in cui, a livello internazionale, si celebrano le vittime dell’olocausto.
Nemmeno la via che lo ospita, via Messa, era stata scelta a caso: Ernesto Messa, antifascista, è stato fucilato a Cibeno, in provincia di Modena, nel luglio del 1944. Alla fine del 2017 nell’area verde che si srotola lungo la ferrovia sono stati piantati 92 alberi: uno per ogni monzese e brianzolo vittima delle deportazioni nazifasciste. Attorno a ogni albero un anello di acciaio ossidato, il corten, che riporta il nome del deportato. Alberi e deportati sono stati collocati in aree distinte, a seconda del campo in cui sono stati deportati. Il progetto – ideato dall’architetto Rosa Lanzaro – ha avuto una lunga gestazione: inizialmente previsto al parco di Monza, si sperava potesse essere inaugurato nel 2015. Poi, intoppi e rallentamenti hanno bloccato l’iter, fino all’individuazione della nuova collocazione e all’avvio della raccolta fondi.
Ora, la brutta sorpresa: «Non sarebbe una cattiva idea installare un sistema di videosorveglianza, anche se – ha concluso Bracesco – speriamo non si verifichino ulteriori atti di vandalismo».