Sono passate poche settimane da quando la Triennale ha deciso di liberarsi dal contratto fisso con la Villa reale di Monza: tutto è buttato una pagina più in là, quando forse in primavera l’istituzione milanese (nata a Monza) proverà a pensare a una nuova soluzione per il design alla reggia – che non sarà più permanente, dal momento che il presidente di Triennale Stefano Boeri ha annunciato il museo del design a Milano.
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È un pezzo recente e antico della storia culturale di Monza che riparte dalla città, per quanto se ne sa ora. Ma non è finita: anche Rai Way ha deciso di lasciare il parco rinunciando all’affitto degli spazi storici progettati da Gio Ponti nel 1954 e da allora casa della televisione nazionale in città con un centro di controllo delle trasmissioni radiotelevisive. Rai ha deciso di andarsene: addio parco, il posto scelto da sessant’anni per tenere a bada le trasmissioni su ogni onda. Il problema? Il costo, si viene a sapere: 152mila euro di canone di affitto all’anno che diventano 300mila con i costi di gestione. Troppi per la società che già a luglio ha rinunciato alla sede sotto vincoli delle Belle arti, dal momento che si tratta di un edificio che (arredi inclusi) ha più di mezzo secolo di vita ed è firmato da un nome fondamentale del Novecento.
Cosa succederà ora è difficile da capire: gli spazi possono essere destinati a tanti progetti ma possono anche restare semplicemente orfani di una struttura che dalla metà del secolo scorso li riempie. Cosa potranno diventare, nel rispetto della loro storia? Una responsabilità quasi tutta – in prima battuta -della Rai con sede a Roma. Per ora, nessuna risposta dai diretti interessanti e, si scopre, probabilmente il personale è già stato trasferito nelle prime setimane di ottobre a Milano, in altri uffici.
“Partendo da uno studio di massima della Ri e dalle esigenze da essa indicate i progettisti pensarono di dare all’edificio una forma evocativa che riproduce la sezione di una parabola televisiva, sovrastata da una torretta in legno, che ricorda una grande manopola – ha ricordato il Fai Monza e Brianza nelle scorse settimane offrendo alcune visite guidate – Dietro il centro si trovavano un piccolo giardino, un boschetto di bambù, un laghetto di pesci rossi”: di fatto un progetto che è rimasto intatto per più di mezzo secolo, una costruzione che peraltro custodisce molti arredi originali rimasti al loro posto e testimoni di quello scavallo tra arte e design che hanno rappresentato il ponte tra Milano e Monza.
“I centri – scrive la Rai – sono dotati di laboratori allestiti con strumentazione professionale avanzata in cui si sviluppano procedure, metodologie e sistemi di misura per la valutazione della qualità della ricezione in ottica utente e per il monitoraggio dei segnali diffusi dai trasmettitori radiotelevisivi aziendali. Nei laboratori vengono inoltre verificate le prestazioni di ricevitori e strumenti di misura di nuova generazione proposti sul mercato professionale nonché tarati gli strumenti aziendali. Il personale dei centri è costituito da tecnici il cui know-how è altamente specializzato nell’ambito della misura in radiofrequenza”.
Diventano allora fondamentali le visite programmate dal Fai e dal Fai Giovani per il fine settimana di sabato 13 e domenica 14 ottobre ottobre con le visite guidate che chissà, potrebbero anche essere le ultime. Le visite nel parco di Monza la centro di controllo sono fissate solo per domenica dalle 10 alle 18.30 per quaranta minuti di scoperte ogni volta.