Si presenta ufficialmente venerdì 27 maggio nel duomo di Monza la nuova statua di San Gerardo dei tintori, realizzata dallo scultore Matteo Gandini. L’appuntamento è alle 21, in basilica, per una serata dal titolo “Gerardo Tintore, un santo laico e moderno”, promossa all’interno del ciclo di incontri “Il Duomo racconta”.
La nuova statua di San Gerardo: i relatori venerdì in Duomo
A spiegare il santo monzese, anche attraverso la sua iconografia, saranno Renato Mambretti, docente di storia della Chiesa, e don Ugo Lorenzi. Con loro anche lo stesso Gandini che racconterà il lungo lavoro che ha portato alla realizzazione della copia della statua che fu distrutta durante il nubifragio del 2020, mentre si trovava come da tradizione per la festa patronale dentro il Lambro.
La nuova statua: occasione per vedere il San Gerardo originale
La serata sarà l’occasione per rivedere di nuovo la statua originale, o meglio quello che resta del “vecchio” san Gerardo, danneggiato dalla furia del fiume. Ora quella statua, risalente al XVIII secolo, è conservata nel deposito che si trova sopra la sacrestia del duomo, e lì resterà dal momento che non è stato possibile restaurarla. Venerdì sera, quindi, sarà possibile rivedere la statua rovinata accanto a quella nuova che il prossimo 6 giugno, in occasione della festa di san Gerardo, farà il suo debutto nel Lambro, sulla nuova piattaforma.
La nuova statua di San Gerardo: come è stata realizzata
Nel rispetto della tradizione e dell’iconografia del santo, anche il nuovo san Gerardo avrà accanto a sé gli oggetti che da sempre lo caratterizzano: il bastone, il cesto con le ciliegie, la pagnotta e una bottiglia di vino, in ricordo del miracolo secondo il quale il santo sfidò la furia del Lambro riuscendo a raggiungere la sponda dove si trovavano i malati accolti all’ospedale (oggi l’oasi di San Gerardino), per portare loro il cibo.
La nuova statua di San Gerardo: «Continuiamo la tradizione»
«Avevamo inizialmente pensato di far realizzare dall’artista anche un cesto finto con gli oggetti in legno scolpiti – spiega l’arciprete, monsignor Silvano Provasi – abbiamo invece preferito continuare la tradizione che vuole che ogni anno, prima che la statua del santo sia appoggiata dentro il fiume, i volontari addobbino la piattaforma con un cestino dove vengono riposti del pane vero, una vera bottiglia di vino e ovviamente le ciliegie».