Monza: aggredì una donna in pieno giorno tentando di strapparle i vestiti, condanna ridotta

Pena passata dai 4 anni di reclusione del primo grado ai 2 anni e 10 mesi in Appello per un 26enne
Polizia di Stato Monza
Polizia di Stato

È stata ridotta la pena all’uomo che il 6 settembre dello scorso anno aveva aggredito una 35enne a Monza, in pieno centro e in pieno giorno. In primo grado il Tribunale di Monza lo aveva condannato a 4 anni di reclusione. Giovedì 14 settembre, la Corte d’Appello di Milano ha ridotto la pena a 2 anni e 10 mesi.

Monza: l’aggressione sessuale in via Pavoni

Quel giorno la donna, monzese, poco prima di mezzogiorno stava passeggiando in via Pavoni, diretta verso il centro storico. Era al telefono con un’amica quando, improvvisamente, è stata afferrata a un braccio e spinta con violenza contro la ringhiera di un palazzo da un uomo, che poi era stato identificato dalla polizia di Stato in un marocchino 26enne, pregiudicato. Per la 35enne sono stati attimi di terrore. Lo sconosciuto l’ha bloccata con una mano sul collo e ha iniziato a molestarla nel tentativo di strapparle i vestiti. La donna ha urlato disperata cercando di sfuggire alla presa. A quel punto il suo aggressore ha preferito darsi alla fuga.

Monza, le urla della vittima attirarono la Polizia: il 26enne fermato

Le urla della vittima avevano attirato l’attenzione di una pattuglia della Questura di Monza che stava passando proprio lì vicino e gli agenti erano riusciti a intercettare poco distante dal luogo dell’aggressione il maniaco sulla base anche della descrizione che la stessa vittima aveva fornito. Per l’uomo erano scattate le manette. Per lui l’accusa di  violenza sessuale aggravata e lesioni personali e, il 13 dicembre, il Tribunale lo aveva condannato a quattro anni.

Monza, l’avvocato dell’imputato: “La Corte ha accolto integralmente le censure difensive”

L’avvocato dell’imputato,  Francesco Ruffo, di Vimercate, ha commentato così la sentenza della Corte d’Appello: “La Corte ha accolto integralmente le censure difensive della sentenza di primo grado che non aveva riconosciuto le circostanze attenuanti generiche nella loro massima estensione. Ci si riserva comunque, alla lettura delle motivazioni della sentenza della Corte di Appello, di proporre ricorso per Cassazione per quanto riguarda la conferma dell’espulsione dell’imputato”.