Il Movimento Imprese Ospitalità ha scelto la strada della battaglia dentro i palazzi istituzionali, per cercare di invertire un trend negativo e regalare un futuro alla categoria della ristorazione. Per questo, ha presentato al governo nazionale ed alla Regione Lombardia un piano per la ripresa del settore dell’Ho.Re.Ca., che comprende hotel, ristoranti e bar. «Per il bene di tutti -commenta Salvatore Bongiovanni, delegato lombardo del Mio e titolare dello Shaker Club Cafè di Seregno, dove è portavoce del movimento Seregno Bar e Ristoranti Uniti -, speriamo di ricevere la giusta attenzione alle nostre proposte. Il tempo è scaduto e l’esasperazione è arrivata a livelli di guardia senza precedenti. L’abbiamo visto nelle piazze».
Fondamentali in proposito sono ritenute le riaperture, tema per cui le associazioni di categoria hanno ripreso a confrontarsi con l’esecutivo nazionale: «Ma senza una data certa, senza l’intervento sui costi fissi, senza il blocco degli sfratti, senza il blocco di nuove aperture per almeno tre anni, senza riforme strutturali importanti, non si può pensare che basti solo riaprire. È sufficiente saper fare i conti, per capirlo: i debiti accumulati in quattordici mesi non possono essere affrontati solo con le riaperture. Serve una programmazione di ripresa anche sul territorio: con l’amministrazione comunale e l’associazione commercianti di Seregno bisognerebbe rivedere ad esempio molte cose, che prima della pandemia magari non erano fondamentali. Occorrerebbe una sinergia per rilanciare la città, guardando al futuro, con protocolli che vengano rispettati da tutti, come ora non avviene».
Ed ancora: «La settimana chiave per le riaperture è l’ultima di aprile. E la data clou potrebbe essere vicina al 25 aprile, il giorno della Liberazione, che potrebbe diventare quello della ripartenza sociale dell’Italia, con ristoranti e bar pronti ad accogliere di nuovo, sia pure con prescrizioni rigide in chiave sicurezza. Proprio bar e ristoranti sono il nodo da sciogliere. Con le attuali regole, aprile è un mese privo di zone gialle e quindi i pubblici esercizi devono limitarsi all’asporto o al delivery. Ma il decreto prevede che, in alcune Regioni o aree, si possa passare a zone gialle di fatto. Le modalità perché questo avvenga riconducono ai protocolli in fase di definizione, ma anche alla possibilità di fare ristorazione all’aperto, con la bella stagione».
La chiosa è chiara: «Tra le norme che si potrebbero aggiungere, figurano l’obbligo della prenotazione, per garantire una possibilità di tracciamento nel caso di successiva positività di un cliente, la rilevazione della temperatura all’ingresso, i pagamenti solo elettronici o digitali, che non condividiamo, perché non si può pensare di proibire l’utilizzo del contante, e la consumazione esclusivamente ai tavoli. Tutto però andrebbe regolato bene, per evitare le situazioni che si sono verificate anche la scorsa estate sul nostro territorio».