Quando ha visto scattare l’invasione russa in Ucraina Yulia Semyriad era già pronta a partire e lasciare il suo Paese raccogliendo poche cose per il viaggio e soprattutto portando con sé la mamma Vira, i figli Andry e Maria e i cani Roger e Annabelle, non sapendo però che avrebbe trovato ospitalità a Vimercate.
«Non avevo un grande piano in testa sapevo solo che volevo andar via dall’Ucraina, dove cominciavano i bombardamenti e trascorrere la notte faceva paura – ha detto la 42enne sbarcata a Vimercate da poco più di una settimana – Sono partita da Bila un villaggio a 27 chilometri da Kiev, dove risiedeva mia mamma. La sera prima che scoppiasse il conflitto sono andata a letto già vestita come se me lo sentissi che la guerra stesse arrivando e non sono nemmeno convinta che si risolverà in fretta».
Il viaggio per lei e per i suoi cari è stato lungo e difficile.
«Ci sono volute due settimane spostandoci di città in città in Ucraina completamente deserte fino al confine con la Polonia muovendoci con auto, treni e bus – ha detto la donna che è una giornalista e scrittrice che collabora con l’associazione Ucraina Più di Milano – Abbiamo provato a fare un viaggio su un convoglio strapieno verso Vinnitsa con un solo biglietto per quattro persone. Siamo stati anche fortunati perché abbiamo trovato sempre un passaggio con i mezzi rispetto a chi si è fatto anche sette chilometri di coda per entrare in Polonia. Abbiamo dormito in case e fattorie abbandonate. A volte ci siamo rintanati anche nei bunker. Poi quando siamo arrivati a Katowice in Polonia abbiamo incontrato un ragazzo di nome Stefano, non so come si chiami di cognome, e siamo giunti a Vimercate. Quello che so è che non ha voluto soldi per il viaggio e lo ringrazio di cuore».
In questa fase Semyriad sta sistemando tutte le pratiche burocratiche per sé e i suoi parenti. Il figlio Andry di 17 anni frequenta già l’istituto Floriani, a giorni invece la figlia Maria di 11 anni comincerà a seguire le lezioni alla scuola media Filiberto.
«Abbiamo trovato questa sistemazione grazie a Ucraina Più con cui ho collaborato prima del Covid e tutta la parte burocratica la sto affrontando grazie al centro d’ascolto Caritas – ha commentato la donna – Qui siamo felici e stiamo bene. Abbiamo trovato persone splendide che ci aiutano e io spero in futuro di poter aiutare gli ucraini come me che arrivano in Italia. Io non ho intenzione di tornare nel mio villaggio, mentre mia mamma vorrebbe tornare a prendersi cura del suo giardino nella sua casa di Kiev».