Fa discutere e farà discutere l’ordinanza con cui Regione Lombardia ha fermato fino al 6 novembre gli sport dilettantistici da contatto e introdotto indicazioni per la didattica a distanza nelle scuole superiori, che in Brianza in diversi casi si sono organizzate in tal senso già dall’inizio dell’anno scolastico.
Dal lato sportivo quello firmato venerdì in tarda serata è un documento valido per tutte le categorie ma che interrompe il percorso che da settembre era stato intrapreso dalle società di diverse discipline – quelle “sopravvissute” al lockdown – per far tornare gli atleti, soprattutto i più giovani, a praticare sport in ambienti più sicuri possibile: tra autocertificazioni, protocolli da far rispettare, sanificazioni delle palestre e anche controlli sugli atleti. Secondo molte famiglie la soluzione “più facile”, rispetto per esempio a rivedere il sistema dei trasporti che nell’ultimo mese ha accusato il colpo di un ritorno alla quasi normalità o prevedere interventi decisi nei luoghi con assembramenti.
“Il primo argomento è ridurre le persone sul trasporto pubblico locale – aveva anticipato il presidente lombardo Attilio Fontana prima della firma – tutti ritengono sia necessario chiedere che si proceda a una didattica a distanza non assoluta ma parziale, solo per gli studenti delle scuole superiori”. E poi: “Abbiamo pensato che sia opportuno sospendere ogni attività sportiva di contatto, anche per la categoria dilettanti, ma non gli allenamenti”. Salvo poi decidere diversamente nel giro di qualche ora.
La scorsa settimana era stato un comunicato condiviso anche dalla Pallacanestro Bernareggio ’99 a chiedere al ministro Speranza di non fermare di nuovo le giovanili. Ora si moltiplicano i commenti negativi sui social, diversi i pareri che sottolineano come la percentuale delle positività sia minima nell’ambiente scolastico e sportivo. Una lettera inviata al CittadinoMb si rivolge direttamente al presidente Fontana sottolineando come il provvedimento colpisca le categorie giovanili.
Pubblicato da Il Cittadino di Monza e Brianza su Venerdì 16 ottobre 2020
«Le scrivo a seguito dell’ordinanza di ieri e nello specifico in merito allo stop degli allenamenti per gli sport di contatto praticati a livello agonistico e sgs (settore giovanile scolastico, ndr) – scrive Luca Scalmani, un papà della provincia di Monza e Brianza – Comprendo l’emotività nel vedere i numeri mutare quotidianamente. Ieri la regione Lombardia ha avuto numeri in realtà non così preoccupanti e soprattutto ciò che sta emergendo è che scuola e sport giovanile stanno contribuendo per lo 0,2% di positivi complessivi. La positività di un alunno o compagno di squadra sta facendo emergere la negatività del gruppo intero vista la corretta adozione dei protocolli previsti. Ma oggi i ragazzi pagano e pagheranno per questa ordinanza con lo stop per il loro sport. Lo sport è momento di aggregazione, socializzazione. Lo sport è benessere per il corpo e per la mente e da marzo 2020 le menti ed i cuori di questi ragazzi stanno vivendo un indubbio disagio. Sono padre di Marco, un bambino di 10 anni ma sono tifoso di tutti quei ragazzi e bambini che come Marco vivono con passione e impegno lo sport in qualunque espressione. Togliere ai ragazzi lo sport significa privarli di questo».
E ancora: «Ma questa decisione assunta a mio parere punta il dito verso una categoria debole e fragile come gli adolescenti e rischia di far sì che questi stessi ragazzi trascorrano il loro tempo o davanti a TV e videogiochi o per strada o nei parchi dove i protocolli non sono applicabili. Dottor Fontana valuti diversamente ciò che è l’attività fisica e il benessere che dà a questi ragazzi in un momento che vede le loro menti sollecitate solo da messaggi negativi. Agisca in maniera forte contro movida e assembramenti su mezzi di trasporto che rappresentano un vero veicolo per la circolazione del virus. Rafforzi la didattica a distanza per i ragazzi delle scuole superiori. Si faccia promotore dello smart working. In tutte le cose che le ho scritto c’è un’alternativa valida nelle proposte emanata. Per lo sport non c’è alternativa ma solo uno stop, un divieto. Per quelli come Marco le chiedo di riflettere sulla scelta fatta e immaginarsi come trascorreranno i giorni, i mesi per questi giovani sognatori».