Un testo firmato il 4 ottobre; non a caso, il giorno dedicato a San Francesco. Si tratta della prima lettera pastorale del nuovo arcivescovo della Diocesi di Milano, Mario Delpini. «Vieni, ti mostrerò la sposa dell’Agnello» indica le priorità per il nuovo anno pastorale. Vita delle parrocchie, liturgia, sinodalità, ma anche indicazioni sulle prossime elezioni. L’Arcivescovo affronta un ampio ventaglio di temi nella sua prima lettera pastorale inviata ai preti e a tutti i cristiani della diocesi.
«Fratelli, sorelle, desidero ancora salutarvi, benedirvi, ringraziarvi per le attenzioni, la cordialità, la preghiera che hanno accompagnato l’inizio del mio ministero in questa santa Chiesa ambrosiana – comincia così il testo dell’Arcivescovo -. Vi raggiungo solo ora con queste indicazioni pastorali per l’anno che già si è avviato. (…) Invito a considerare le indicazioni che offro come un punto di riferimento che può anche richiedere qualche semplificazione dei calendari e qualche concentrazione più evidente sulle priorità indicate. Dobbiamo infatti coltivare la persuasione che la comunione ecclesiale diventa più evidente e convincente se si esprime in una coralità che condivide linguaggi, che accoglie l’invito alle convocazioni diocesane, che propizia convergenze della pluriformità di esperienze ecclesiali e di sensibilità differenti in una fraterna unità». E’ dunque la sinodalità la parola messa più in evidenza nel documento. «Un’attenzione che deve dare forma a tutta la vita della Chiesa. La sinodalità infatti è opera dello Spirito che dei molti fa una cosa sola». Ma, si domanda Delpini cosa rende praticabile «l’esercizio della sinodalità a uomini e donne tentati da individualismo, protagonismo, inerzia, rassegnazione, mutismo, confusione? La sinodalità è una disciplina dell’agire pastorale». E permette di evitare «di dividersi in fazioni e di isolarsi in aggregazioni autoreferenziali».
Per arrivare a questo obiettivo indica tre priorità: «La celebrazione della Messa domenicale deve essere un appuntamento desiderato, preparato, celebrato con gioia e dignità», affinché «il celebrare sia alimento per il vivere». «Deve essere favorita anche la preghiera feriale» ed «è opportuno che la chiesa rimanga aperta per quanto possibile», «se è necessario anche grazie a volontari affidabili e convinti (…) e per animare la preghiera della comunità anche in assenza del prete», raccomanda l’Arcivescovo.
Nella lettera l’Arcivescovo richiama l’attenzione sulle prossime «consultazioni importanti»: il Referendum per l’autonomia, le elezioni politiche, regionali e nazionali e indica anche quali sono gli ambiti in cui deve esercitarsi il discernimento dei cristiani: la generazione («famiglia, figli, nonni»), la solidarietà («logica di inclusione, a partire dalle tante periferie che le nostre società generano»), l’ecologia integrale («legando cura dell’ambiente a quella dell’uomo») e del dialogo («secondo la logica del meticciato»), primato della trascendenza («senza la quale non c’è fondamento al legame sociale»).
Poi il rapporto tra giovani e fede. Scrive l’Arcivescovo: «potrebbe essere opportuno promuovere qualche momento diocesano per proporre ai giovani disponibili forme ordinarie di discernimento vocazionale e stili praticabili di testimonianza». Centrale anche il rapporto tra fede e cultura. «Nella complessità del nostro tempo coloro che condividono la mentalità e i sentimenti di Cristo hanno la responsabilità di testimoniare come le fede diventi cultura, proponga una vita buona, desiderabile per tutti».
Nel mondo contemporaneo tale testimonianza deve esprimersi attraverso «la conversazione quotidiana», «l’uso saggio degli strumenti di comunicazione» (social compresi). E per tenere alta l’attenzione in questo ambito l’Arcivescovo propone anche che «le parrocchie formino persone capaci di progettare, realizzare adeguatamente strumenti di comunicazione per la comunità».
La lettera «Vieni, ti mostrerò la sposa dell’Agnello», edito dal Centro Ambrosiano (32 pagine, 1.50 euro), sarà in vendita nella librerie cattoliche da martedì 10 ottobre.