Caso Bramini: il tribunale stoppa l’esproprio dell’azienda

Il tribunale di Brescia ha accettato la domanda di liquidazione presentata dal legale del monzese, l’avvocato Monica Pagano: per Sergio Bramini, l’imprenditore “fallito” pur con crediti di diversi milioni di euro vantati nei confronti dello stato, significa stop immediato all’esproprio dell’azienda.
Monza Sergio Bramini con Luigi Di Maio
Monza Sergio Bramini con Luigi Di Maio Fabrizio Radaelli

Per Sergio Bramini, l’imprenditore “fallito” pur con crediti di diversi milioni di euro vantati nei confronti dello stato, il regalo più bello è arrivato nel giorno della vigilia di Natale, quando il tribunale di Brescia ha accettato la domanda di liquidazione presentata dal legale del monzese, l’avvocato Monica Pagano.

«È stata una sorpresa, sono commosso – ha commentato al telefono lunedì mattina – l’ho raccontato a mia moglie e siamo stati entrambi in silenzio per qualche minuto: eravamo increduli. Finalmente un po’ di giustizia è arrivata anche per me».


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I giudici della quarta sezione civile del tribunale ordinario di Brescia hanno stabilito che “non possono essere iniziate o proseguite azioni cautelari o esecutive né acquistati diritti di prelazione sul patrimonio oggetto di liquidazione da parte dei creditori aventi titolo o causa anteriore”.

Il che vuol dire: stop immediato all’esproprio dell’azienda.


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«Con l’ammissione alla procedura di sovraindebitamento – ha spiegato in una nota stampa Pagano – tutte le azioni esecutive saranno sospese e la sua casa non sarà più oggetto di liquidazione giudiziale, ma volontaria: come prevede la legge».

Ora, se l’imprenditore cinese aggiudicatario dell’asta dell’abitazione di via Sant’Albino 22, si ritirerà, come del resto ha dichiarato a più riprese di voler fare, Bramini potrà estinguere i suoi debiti con maggiore tranquillità. «Sono felice – ha commentato il monzese – ringrazio gli avvocati che mi hanno aiutato».

La battaglia, per Bramini, è iniziata nel 2011: quando la sua azienda, Icom spa, specializzata nel trattamento dei rifiuti, è fallita per non aver ricevuto il compenso pattuito dopo aver lavorato per alcune Ato in Sicilia e in Campania. Bramini allora aveva ipotecato la casa di Monza e gli uffici di Bresso, in attesa di entrare in possesso del dovuto. Ma nulla era andato secondo i piani e alla fine il monzese e la famiglia sono stati sfrattati dalla villa di Sant’Albino lo scorso maggio – e questo nonostante l’interessamento di Salvini e Di Maio, che in campagna elettorale avevano entrambi fatto visita all’ex imprenditore.
Bramini, adesso, avrà quattro anni per cedere i suoi beni: al termine della procedura tutti i suoi debiti saranno dichiarati cancellati. Ma il suo impegno proseguirà anche su altri versanti: consulente del governo giallo-verde, ha intenzione di continuare a battersi affinché nessun altro imprenditore si trovi a dover affrontare quello che è capitato a lui: «Ho intenzione di portare avanti tutte le istanze contenute nella legge Bramini: in primis, abrogare l’articolo 560 della legge Boschi-Renzi, che consente lo sloggio da casa delle persone fallite prima che il loro immobile sia stato venduto all’asta».