Carcere di Monza, detenuto dà un pugno in faccia a un agente

Ennesima aggressione in carcere a Monza: questa volta un agente della polizia penitenziaria ha preso un pugno in faccia da un detenuto
Carcere di Monza
Carcere di Monza

Continua l’escalation di violenza nella casa circondariale di Monza. Martedì 19 luglio, in serata, un detenuto ha aggredito un agente sferrando un pugno in faccia. Un gesto improvviso «per futili motivi» – fanno sapere gli agenti della Polizia penitenziaria – che ha raggiunto l’agente in servizio mentre stava procedendo alla conta numerica serale dei detenuti prima della chiusura della sezione. Non solo. A quanto riferito dagli agenti di Polizia, il detenuto dopo aver atterrato il collega ha tentato di sottrare le chiavi della sezione all’agente.

Aggressione in carcere a Monza, detenuto ha tentato di sottrarre le chiavi alla guardia

Si tratta dell’ennesima aggressione ai danni del personale del carcere di Monza. «È difficile ravvisare barlumi di rispetto delle regole finalizzate all’attuazione del principio rieducativo della pena, quando scene del genere lanciano un messaggio tutt’altro che rassicurante», commenta Giuseppe Bolena, segretario regionale dell’Osapp. «Alle aggressioni – continua Bolena – si aggiungono le devastazioni di locali, televisori, sanitari, il tutto a carico della società civile. Sono migliaia gli euro che lo Stato spende quotidianamente per compensare i danni causati da questi detenuti, che sono quasi sempre nullatenenti».

Aggressione in carcere, il sindacato: “Dare alle guardie armamenti adeguati”

La richiesta avanzata dalla Polizia penitenziaria è sempre la stessa: «dare la possibilità agli operatori di lavorare in sicurezza con protocolli di intervento certi e armamenti adeguati. Allo stato attuale questi nostri diritti sono calpestati ogni giorno. Le idee ci sono – conclude Bolena – ma è il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria che deve realizzare tali modifiche come camere di pernottamento prive di suppellettili per evitare situazioni di pericolo per gli stessi detenuti e per gli operatori penitenziari. È assurdo che l’amministrazione del carcere e i politici rimangano a guardare senza fare nulla».