Gli incrementi «in Lombardia e nella pianura Padana sono così marcati» anche perché si tratta di aree «estremamente urbanizzate, in cui la cementificazione genera forti isole di calore urbano», fenomeno che provoca, soprattutto nelle grandi città, un microclima più caldo rispetto a quello che si può trovare nelle aree rurali.
Lo spiega Flavio Galbiati, laureato in Fisica con indirizzo Fisica dell’ambiente e dell’atmosfera all’Università degli studi di Milano e di professione meteorologo: «Per questo sarebbe importante avere più verde nelle nostre città: come ha dimostrato anche un recente studio del Politecnico di Milano, aumentare la presenza della vegetazione, prevedendo la sua distribuzione in aree più ampie, potrebbe regalare alle città durante i mesi estivi qualche grado in meno».
Cambiamenti climatici, il meteorologo Galbiati: misure di adattamento al climate change
Si tratta di azioni che rientrano nell’ambito delle misure di adattamento al “climate change” che «dovrebbero essere messe in campo su vasta scala», in modo da «anticipare gli effetti avversi dei cambiamenti climatici», prevenendo o riducendo i danni che possono causare.
«Altra cosa – precisa Galbiati – sono invece le azioni di mitigazione, che richiedono molto tempo perché si possono ottenere solo riducendo le emissioni di gas serra nell’atmosfera». In ogni caso «sono queste due, di adattamento e di mitigazione, le uniche strade da seguire»: altrimenti, i fenomeni in corso saranno sempre più marcati.
«Lo abbiamo visto proprio in questi giorni di ondate di calore intense e persistenti, in cui le notti sono a dir poco tropicali. La persistenza dei fenomeni e la loro intensità è proprio una delle conseguenze dei cambiamenti climatici in atto».
Cambiamenti climatici, il meteorologo Galbiati aiuta a capire la situazione
Un passo indietro per capire meglio. A causa del riscaldamento globale, «le correnti non solo circolano in maniera anomala, ma hanno anche meno forza per muoversi. Questo vuol dire che quando su un territorio arriva ad esempio l’alta pressione, resta ferma più a lungo del solito – o, meglio, più a lungo rispetto a quanto eravamo abituati», motivo per cui ad esempio anche «la primavera non presenta più quelle che erano le sue classiche caratteristiche di variabilità».
Oltretutto il prolungato accumulo di energia che, con le ondate di calore, si registra negli strati più bassi dell’atmosfera, provoca, quando arrivano perturbazioni, fenomeni sempre più intensi – temporali, grandinate, trombe d’aria, alluvioni.
«L’aumento della temperatura non è uniforme ovunque: si nota di più al polo nord e anche nell’area mediterranea, che da questo punto di vista rappresenta un vero e proprio hotspot. Negli ultimi anni la temperatura media della superficie del Mediterraneo è aumentata di 5 gradi e negli ultimi giorni lo zero termico si è registrato solo oltre i cinquemila metri di altitudine. Questo vuol dire – prosegue Galbiati – che il nostro paese sarà sempre più colpito da fenomeni meteo estremi, come abbiamo già avuto modo di vedere: periodi di siccità sempre più prolungati, soprattutto nelle regioni del sud, dove si può già iniziare a parlare di desertificazione, si alterneranno a forti alluvioni. Periodi siccitosi hanno colpito e colpiranno ancora anche le regioni del nord, mettendo in difficoltà la pianura Padana, che ha sempre vissuto, per le sue attività agricole, anche grazie all’acqua dei nevai».