Una nuova perizia balistica e l’interrogatorio di una testimone che avrebbe assistito all’omicidio del cinquantacinquenne Giuseppe Piazza. È questa la mossa che la difesa si appresta a compiere, in vista dell’udienza preliminare per il delitto di Brugora del 22 giugno 2017, fissata il prossimo 22 maggio, davanti al gup del tribunale di Monza Federica Centonze. La procura brianzola (pubblico ministero Alessandro Pepè) ha chiesto infatti il rinvio a giudizio per l’altro cinquantacinquenne Michele Scarfò, e per la sorella Angela, accusata di aver concorso moralmente all’omicidio.
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L’omicidio era avvenuto davanti agli stand della sagra di Brugora, con i volontari che stavano ultimando i preparativi per la festa. Il fatto nasce dai rapporti di vicinato irrimediabilmente deteriorati tra Angela Scarfò e la vittima, che aveva precedenti penali per vecchie vicende di droga. Liti continue, e una passata vicenda giudiziaria tra i due, che aveva portato al sequestro del cane della donna. Da quanto emerso, Angela Scarfò sarebbe stata solita tenere con sé la pistola, una calibro 7,65 appartenuta al marito, nel timore di nuovi scontri con Piazza.
Quest’ultimo, peraltro, aveva l’abitudine di costruire strane armi artigianali, ispirate a quelle medievali. Una di queste, un bastone di legno con chiodi infilati all’interno, e legato ad altri oggetti appuntiti con un filo di nylon, sarebbe stata usata dall’uomo contro Scarfò, che quel giorno era intervenuto in difesa della sorella dopo l’ennesima lite scoppiata al mattino (durante il quale la donna aveva chiamato i carabinieri, lamentando di essere stata minacciata da Piazza). Scarfò (pregiudicato come la vittima) presentava infatti delle escoriazioni al volto, segno dell’avvenuto scontro con Piazza, ucciso da un colpo di pistola al fianco, sul piazzale delle case di via Cavour, accanto all’abbazia di Brugora.
Scena alla quale, secondo quanto emerso nei giorni scorsi avrebbe assistito una testimone, affacciata alla finestra. La versione di quest’ultima, tuttavia, non sembrerebbe convincere il difensore di Scarfò, l’avvocato Roberta Minotti, che potrebbe chiedere una perizia balistica per ricostruire la traiettoria del proiettile, e che mirerebbe a poter interrogare la teste, che sino ad ora non è stata mai sentita nel contradditorio processuale, e sostenere così la tesi della legittima difesa.