Livornese d’acciaio, radicato ormai da anni a Monza, tanto da diventare brianzolo convinto. Monza, città d’adozione del mitico Gino Bacci, giornalista sportivo italiano di primo piano, piange la sua scomparsa. E Monza l’ha salutato per l’ultima volta martedì mattina. Ex caporedattore di Tuttosport e poi popolare volto televisivo di Antenna Tre, Top Sport e di Telelombardia, è entrato nel cuore dei telespettatori per la sua competenza, schiettezza e genuinità.
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«Nel 1998 – ha raccontato il direttore di Telelombardia, Fabio Ravezzani – l’avevo portato con me ad Antenna3. Tornammo insieme nel 2001 a Telelombardia fino a oggi. Tra di noi c’era un rapporto davvero speciale, di reciproca stima professionale. A lui piaceva il nostro modo moderno di fare televisione. Era il primo a divertirsi come un pazzo per quello che accadeva nel nostro studio. Era di una modernità straordinaria. Un professionista schietto, raramente ho visto un personaggio così conosciuto destare una così grande onda emotiva. Rappresentava un anello vitale della trasmissione. Mi ha colpito molto vedere migliaia di persone dimostrare dispiacere per quello che è accaduto. Tutto ciò ha dato la misura di quanto l’uomo fosse entrato nel cuore delle persone».
Gino Bacci era più attaccato ai personaggi che non alle squadre anche se una passione particolare lo legava al Livorno. Ma in realtà aveva creato un legame profondo con il livornese doc, Massimiliano Allegri, tecnico della Juventus. Per questo forse aveva seguito con occhio di riguardo il Milan di Allegri, prima, e poi la versione bianconera del tecnico toscano. Ma ad infiammarlo erano più che altro i personaggi del calcio, il loro talento, il loro estro, la personalità. Platini negli anni Ottanta, Dybala ai giorni nostri. In mezzo tanti giocatori talentuosi, da Baggio, Claudio Sala fino a Totti.
«Aveva la caratteristica – ha ricordato il popolare giornalista Franco Ordine – del cronista d’altri tempi, un segugio professionale, sempre a caccia della notizia. Non si arrendeva fino a quando non aveva un titolo o una curiosità. Faceva parte della squadra che si occupava della nazionale. Aveva il gusto della battuta».
«Era di grande compagnia anche a tavola durante le trasferte – ha aggiunto Ordine – quando si mettevano da parte il taccuino e la macchina per scrivere. Non considerava molto gli allenatori, apprezzava molto di più, considerandoli più decisivi, i grandi giocatori di talento, quelli che facevano la differenza. Era un grande amante del mare, un super nuotatore e ogni volta che ne aveva l’occasione trascorreva del tempo in mare a nuotare. Una sua battaglia storica era contro lo strapotere degli agenti».