Gianfranco Josti, storica firma del Corriere della Sera e decano dei giornalisti di ciclismo, commenta il Giro d’Italia per ilCittadinoMb.it. Martedì 20 ottobre si è corsa la tappa 16 da Udine a San Daniele del Friuli (229 km): ha vinto lo sloveno Jan Tratnik, Joao Almeida resta in rosa e mercoledì il gruppo arriva a Madonna di Campiglio (delizia e croce di Marco Pantani).
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Non so se domenica 25 ottobre, al termine della cronometro Cernusco sul Naviglio-Milano che farà calare il sipario sul Giro d’Italia, il ventiduenne portoghese Joao Almeida avrà ancora sulle spalle la maglia rosa. Nessuno dei più illustri e apprezzati commentatori è in grado di prevedere quel che riserverà la grande kermesse nelle sue ultime tappe disseminate di salite che da sempre hanno scritto la storia del ciclismo. Ma una cosa è certa: il ragazzino portoghese che in cima all’Etna quasi per caso si è trovato al vertice della classifica, per quattordici lunghi giorni ha saputo onorare nel migliore dei modi il simbolo del primato.
L’ha fatto anche sul traguardo di San Daniele del Friuli, al termine di una tappa lunga, faticosa, risultata a lungo noiosa perché, proprio in vista dei percorsi più impegnativi, gli aspiranti alla vittoria finale l’hanno trasformata in semplice trasferimento. In avanscoperta 28 cacciatori di vittorie di giornata, dietro il gruppo pilotato a ritmo molto blando dai fedelissimi e bravissimi gregari di Almeida.
Lo scatto dello sloveno Jan Tratnik ad una quarantina di chilometri dall’arrivo è parso un azzardo, invece il trentenne sloveno della Bahrain McLaren dopo essere stato raggiunto dall’australiano O’Connor ha trovato la forza di staccare l’avversario sulla durissima erta che immetteva al traguardo, regalando alla sua ricca squadra la prima sospirata vittoria.
Su quel “muro” al venti per cento, una dozzina di minuti dopo l’arrivo di Tratnik e di tutti i fuggitivi, Joao Almeida maglia rosa ha avuto la sfrontatezza tipica dei giovani di scattare davanti al naso dell’olandese Kelderman che in classifica lo tallonava a soli 15”, di fare il vuoto alle sue spalle e guadagnare sui diretti avversari spiccioli di secondo, due per l’esattezza. Certo una miseria come fatto numerico ma significativo come comportamento.
A detta dei tecnici il portoghese, sapendo di non poter reggere sulle lunghe salite come quelle che si appresta ad incontrare il Giro, ha voluto dare l’addio alla sua preziosa maglia con un ultimo scatto. È possibile. Resta il fatto che la generazione del ’98, quella dei Pogacar (vincitore del Tour de France) e degli Almeida, dimostra di avere carattere, oltre che grandi doti.
Il Giro d’Italia numero 103 propone per mercoledì 21 ottobre il traguardo di Madonna di Campiglio (al termine di 203 km comprendenti i Gran Premi della Montagna di Forcella Valbona, Monte Bondone e Passo Durone) un nome che evoca gioia e tristezza. Qui nel pomeriggio del 4 giugno 1999 Marco Pantani conquistò l’ennesima vittoria in un Giro che stava dominando, bissando il trionfo dell’anno precedente. Qui la mattina del 5 giugno 1999 Marco Pantani fu mandato a casa perché il suo ematocrito era fuori norma.
Quel giorno sul ciclismo si è spenta quella luce abbagliante che aveva accompagnato le straordinarie imprese del Pirata.