Arriva Alonso sulla jeep bianca Per il ferrarista selfie e applausi

Foto, cori e applausi, anche quest’anno la dichiarazione d’amore più grande dei tifosi è per Fernando Alonso. Arriva alle 9.17 in autodromo, al volante della sua Jeep bianca. Bagno di folla, di firme e selfie e foto, di cori intonati in suo onore.
Anche baby meccanici ai box
Anche baby meccanici ai box Elle Emme

La Formula 1 è lo sport dei coraggiosi. In auto, ma soprattutto dei tifosi. Pronti a pagare anche centinaia di euro per appollaiarsi sotto il sole, di prima mattina, intenzionati a elemosinare un autografo. Armati di quaderno, pennarello e pazienza, con le star del volante che entrano nel paddock come una sposa in chiesa il giorno delle nozze. Tra foto, cori e applausi, anche quest’anno la dichiarazione d’amore più grande è per Fernando Alonso. Che continua nella luna di miele con i fan italiani, nonostante passi il tempo e crescano solo i mal di pancia, ma non i risultati. Arriva alle 9.17 in autodromo, al volante della sua Jeep bianca. Bagno di folla, di firme e selfie e foto, di cori intonati in suo onore. Arriva tra gli ultimi e prima di lui solo Daniel Ricciardo aveva saputo scaldare gli animi con (quasi) altrettanto entusiasmo. Sorriso stampato in volto, piena disponibilità a fermarsi per fotografie e scarabocchi su cappellini e album fotografici. Nemmeno fosse un pilota Red Bull, unico quest’anno capace di insidiare il monopolio Mercedes. Alle 8.39 Ricciardo è nel paddock, dopo di lui arrivano un quasi trasparente Alain Prost. Si sprecano i cori dei tifosi. Per il tecnico Mercedes Aldo Costa: “Torna alla Ferrari!”. Per l’ex pilota, ora commentatore tv, Martin Brundle. Per Jean Eric Vergne, alle 8.54: “Vieni nel club dell’angolo”, che è un invito a percorrere tutte le transenne popolate di tifosi in attesa. L’ingegnere Ferrari Pat Fry incassa un ironico “sei bellissimo”, a Paul Hembery della Pirelli suggeriscono a gran voce “buca le gomme della Mercedes”. Lui ci ride su, i suoi tecnici che lo attendono fanno altrettanto. Max Chilton e i suoi brufoli bucano il cordone di sicurezza come Daniil Kvyat, spaesato dall’accoglienza calda dei tifosi. Che nel richiamare l’attenzione dei piloti non conoscono pudore. Anche se loro lo chiamerebbero coraggio. Perché la Formula 1 è lo sport dei coraggiosi.