La scadenza è il 31 ottobre, la data ultima per candidarsi a un ruolo nella 21esima edizione della Triennale. Non il museo di Milano, ma la rinata esposizione internazionale che ha dato nome al museo dopo essere nata a Monza, quasi un secolo fa. Un anno fa a Monza è tornata: ha preso casa all’ultimo piano della rinata Villa reale per realizzare in collaborazione con la Camera di commercio monzese il Museo permanente del design italiano – qualcosa di atteso se non da un secolo, almeno da cinquant’anni, in Italia.
C’è da credere che la 21esima Triennale consegnerà anche a Monza un ruolo di primo piano: si intitola “21est. Design after design” e vuole raccontare quello che succederà nel futuro prossimo venturo, a partire da quell’intercapedine artistica, imprenditoriale e geografica che si è piantata tra la Brianza e Milano, tra la fine della guerra e gli anni del boom del secolo scorso, per trasformare idee e saper fare in una grande stagione delle arti applicate e dello sviluppo economico. Che da lì (da qui) e poi in tutto il mondo si è chiamato design.
La nuova Triennale sarà aperta il 2 aprile e durerà fino a settembre e darà corso al suo dna, quello nato dalle parti dell’Isia di Monza: «La Triennale di Milano è un’istituzione internazionale che produce mostre ed eventi di design, arte, architettura, moda, cinema,comunicazione e società e una volta ogni tre anni la sua grande Esposizione Internazionale».
C’è Monza, nelle premesse e nel futuro di quel progetto. E c’è anche Lissone. Che vuole essere parte della crescita e che ha organizzato al Mac, il Museo di arte contemporanea, una serie di incontri apripista per la futura Triennale. Convocando al Mac di viale Padania nei prossimi mesi alcune delle voci più importanti del presente dell’arte, dell’architettura e, appunto, del design.
«Quattro incontri incentrati sui protagonisti e le tendenze che hanno segnato gli ultimi quarant’anni» dice la presentazione di “Archipensieri – Voci e immagini dell’architettura”, rassegna curata da Gianni Pettena e Alberto Zanchetta. Obiettivo: «Riflettere sull’architettura radicale e postmoderna portando all’attenzione del pubblico le ricerche che avevano messo in crisi il significato della disciplina architettonica. Grazie alla testimonianza di alcuni dei protagonisti della scena internazionale, sarà possibile ripensare l’estetica e le teorie tradizionali all’insegna dell’utopia, dell’ironia, della sovversione, della dissacrazione e dell’ecclettismo che infiammarono l’ultimo terzo del ventesimo secolo».
Le premesse, dicono gli organizzatori, affondano nella fine dell’Ottocento, quando a Lissone, nel 1870 «venne fondata la Scuola Professionale di Disegno e Intaglio, ora Istituto professionale di stato per l’industria e l’artigianato; a fine 1800 sorsero le prime grandi esposizioni di mobili ed ebbe inizio una lunga storia di esportazioni all’estero; qui nacquero le aziende in grado di ridurre i tronchi in tavole e produrre i primi compensati grazie all’ausilio di macchine e innovazioni industriali”. Poi la Settimana del mobile nata nel 1936, quindi la Biblioteca del Mobile e dell’Arredamento, «unica nel suo genere e ancor oggi fonte di interesse e di studi sull’argomento».
Quel mondo riparte giovedì 8 ottobre, con il primo degli appuntamenti di riflessione (tutto dalle 21, ingresso libero, organizzati dal Comune di Lissone e dal Mac con il sostegno di Regione, Provincia e Camera di commercio) con Lapo Binazzi, Ugo La Pietra, Adolfo Natalini. Poi, il 15 ottobre, Aldo Cibic e Nanda Vigo (architetto, artista e compagna di Piero Manzoni). Il 22 ottobre Massimo Iosa Ghini, Franco Raggi. Pausa e po il 19 novembre Franco Purini e Vincenzo Trione, ultimo curatore del padiglione Italia alla Biennale d’arte di Venezia. A loro il compito di tracciare una traiettoria: il passato, il presente e il futuro di uno spazio di contaminazione tra impresa e arte che si chiama design.
Gli incontri sono moderati da Gianni Pettena, architetto, artista e critico che al Mac è protagonista della mostra “Beyond environment” che prova a rispondere alle domande che cos’è l’ambiente? Che cosa sta succedendo al pianeta? E quale è il peso dell’uomo sul suo futuro?
È una quasi personale: le sue opere vivono dell’incontro con i lavori di Allan Kaprow, Gordon Matta-Clark, Robert Smithson, Ugo La Pietra, UFO e 9999, “stabilendo una serie di relazioni tra arte e architettura, tra arte e natura, nella consapevolezza che solo un’educazione non convenzionale può essere ancora attuale nel progetto dell’ambiente”, scrive il museo di viale Padania a Lissone.
«La differenza nel concepire l’environment tra Italia e America è testimoniata dagli interventi condotti da Gianni Pettena, appartenente al movimento della Superarchitettura – scrivono i curatori Emanuele Piccardo e Amit Wolf – La ricerca che lui attua, dal ’68 al ’72, si focalizza sull’emersione delle criticità della città, enfatizzando in modo provocatorio il rapporto tra spazio e pubblico. I suoi progetti italiani, insieme a quelli elaborati da Ugo La Pietra e dal gruppo UFO risentono infatti del clima politico del Sessantotto e delle rivolte studentesche».
“Beyond” significa tanto al di là quanto attraverso: è una metafisica dell’ambiente quella che propone la mostra, partendo da un artista che ”oltreoceano intrattiene rapporti con Kaprow, Matta-Clark e in particolar modo con Robert Smithson, anche prima del periodo in cui si trova a Salt Lake City”, dove Pettena ha vissuto dal 1971: l’anno in cui organizza con gli studenti di Minneapolis le “Wearable chairs”, le sedie indossabili e indossate per fermarsi del tutto a caso in mezzo alle strade o sui mezzi pubblici. Ma sono le “Ice house” a indicare la strada per le sperimentazioni successive: l’elemento povero e naturale destinato a degradare.