Hanno fatto discutere, divertire, chiedere, interessare. Soprattutto hanno suscitato tonnellate di domande. Per un anno intero. Ma non ci sono più. I jeans colorati che per un anno sono sbocciati un po’ per volta in ogni angolo della città non si sono più. O meglio: non ci sono più tranne un solo paio, dalle parti di San Biagio. Gli altri, addio. L’artista Roberto Spadea che aveva ideato, costruito e strutturato il progetto nei giorni scorsi ha fatto il percorso al contrario e ha smontato dai pali della segnaletica del comune non più utilizzati, tutti i jeans che aveva tappezzato Monza nel corso del 2014.
Per chi ancora non lo sapesse, si è trattato del progetto Dreaming jeans, un’installazione diffusa, con l’idea che tutti hanno un paio di quei pantaloni e che «negli anni si è consumato, scolorito e alcune volte si è strappato a tal punto da non poter essere più utilizzato. Un po’ quello che sta succedendo alla vita di oggi sempre più grigia, senza colore, sopraffatti come siamo da una crisi non solo economica ma anche di emozioni, di dialogo, di rispetto e di sensibilità verso gli altri». E allora, un po’ di colore, per dare una ravvivata, a partire dalla città. «La fedeltà al colore è la fedeltà allo slancio vitale, cromatico ed esistenziale. Un colore che sceglie di stagliarsi in primo piano, di tornare ad essere protagonista nel mondo della vita, con la sua forza attrattiva e seduttiva» aveva scritto Spadea tempo fa.
LEGGI com’è nato il progetto e perché
Toglierli da Monza non significa che Dreaming jeans finisce: basta guardare la pagina facebook ufficiale per scoprire che c’è un’idea nuova. Che si chiama Milano. Ed Expo.