“È l’artista del momento, con due film in programmazione al cinema da protagonista (di Muccino e di Ligabue) e in tasca il David di Donatello come miglior attore: Stefano Accorsi arriva, attesissimo, a Monza al Teatro Manzoni”. Così la sala annuncia lo spettacolo in programma da giovedì 15 febbraio e per quattro repliche fino a domenica sul palco di via Manzoni.
Non si tratta come annunciato a inizio stagione di “Favola del principe che non sapeva amare”, la cui intera tournée nazionale è stata annullata, ma di un degnissimo sostituto: lo spettacolo diretto da uno dei padri del teatro italiano contemporaneo, Marco Baliani, che porta in città per la Grande prosa il “Decamerone – vizi, virtù, passioni, liberamente tratto dal Decamerone di Giovanni Boccaccio”.
Il protagonista è sempre lui, Stefano Accorsi, l’attore che ha saputo lasciarsi alle spalle l’ingombrante eredità del tormentone Maxibon per diventare uno dei più apprezzati interpreti di teatro e cinema a cavallo delle Alpi. Con lui ci sono Silvia Ajelli, Salvatore Arena, Silvia Briozzo, Fonte Fantasia, Mariano Nieddu, in una drammaturgia firmata da Maria Maglietta e produzione Nuovo Teatro in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana.
“Le storie servono a rendere il mondo meno terribile, a immaginare altre vite, diverse da quella che si sta faticosamente vivendo”, si legge nelle note di regia: servono ad allontanare l’alito della morte (finché hai una storia da raccontare e qualcuno che la ascolti, diceva una volta di più Novecento di Baricco, non sei fregato davvero).
“Abbiamo scelto di raccontare alcune novelle del Decamerone di Boccaccio perché oggi ad essere appestato è il nostro vivere civile. Percepiamo i miasmi mortiferi, le corruzioni, gli inquinamenti, le mafie, l’impudicizia e l’impudenza dei potenti, la menzogna, lo sfruttamento dei più deboli, il malaffare. In questa progressiva perdita di un civile sentire, ci è sembrato importante far risuonare la voce del Boccaccio attraverso le nostre voci di teatranti”.
Perché tra grottesco, trivio e buffoneria, sotto sotto quelle storie “mostrano il mistero della vita stessa o quell’amarezza lucida che risveglia di colpo la coscienza. Potremmo così scoprire che il re è nudo, e che per liberarci dall’appestamento, dobbiamo partire dalle nostre fragilità e debolezze, riconoscerle e riderci sopra, magari digrignando i denti”. Sempre alle 21 tranne domenica alle 16. Info: teatromanzonimonza.it.