«Cosa ci faccio qui? In Brianza? Beh, ormai, sono qui da 18 anni. Arrivai che mio figlio aveva un anno. Erano i tempi di “Zelig”. La mia vita era qui, a Milano. Non più a Sulmona». Quel “qui”, poi, si spostò in brevissimo tempo da Milano a Monza, complice sua moglie. Fu infatti lei, Maria De Luca, divenuta negli anni anche il suo braccio destro artistico nella produzione di famiglia Ma.Ga.Mat (che sta proprio per Maria, Gabriele e Mattia, il figlio della coppia), a innamorarsi per prima di Monza. E in particolare di uno scorcio: quello che da via Manzoni, angolo via Locatelli, svela un frammento di piazza Trento e Trieste, eppoi il campanile del Duomo. Insomma, da via Manzoni iniziò il legame con la sua città adottiva. E da via Manzoni passa oggi, di nuovo, la sua comicità. Stiamo parlando di Gabriele Cirilli, che torna al teatro Manzoni con lo spettacolo “Mi piace”, il prossimo 20 febbraio.
Dalla commedia degli equivoci al cabaret, attraverso monologhi, canzoni e balletti, l’artista sarà infatti protagonista di una rappresentazione legata al nostro rapporto con l’oramai inseparabile telefonino (grande protagonista sul palco,ndr) e il mondo della comunicazione 2.0 che sta influenzando e cambiando la vita e le abitudini di tutti: «Viviamo tutti per un “like”, un “Mi piace” – sottolinea Cirilli – . La nostra vita è un continuo avere e dare un giudizio, sin dalla mattina quando ci alziamo e ci guardiamo allo specchio oppure quando scegliamo un vestito, gli amici da frequentare, quando ordiniamo al ristorante o quando scegliamo di andare in vacanza. Il like ha, di fatto, sostituito il sorriso». Lo show, che vede anche la presenza dell’attore Umberto Noto, (regia di Claudio Insegno) celebra inoltre in palcoscenico i 30 anni di carriera di Cirilli, volati in un attimo: «Perché il palcoscenico è l’unico luogo dove mi sento davvero me stesso». Ecco che tornano i luoghi ideali, dalle scene a un intreccio ideale tra Sulmona, la sua città natale, e Monza, che lo ha adottato.
E qui, a Monza, Cirilli, come si sente, oggi? «Molto bene, perché in fondo sin da piccolo, a casa mia in Abruzzo, ero determinato e produttivo. Proprio come i monzesi e i brianzoli. Oggi ho 52 anni e mi sento in tutto e per tutto unito a questo territorio. Senza tradire le mie origini, ho assorbito la modalità Brianza». Che l’artista abbraccia, ma in un’ideale legame che si estende agli spettatori di tutti i teatri d’Italia, in cui sta portando il suo ultimo lavoro: «Desidero creare col pubblico un’interazione giusta e far sì che il mio messaggio venga recepito e apprezzato». Insomma, una sintonia certa, voluta, inseguita durante infiniti anni di gavetta e oggi ormai certificata dal consenso puro. «Di quella gavetta mi manca un po’ l’essere pronto a lanciarmi in cose incredibili – sottolinea l’artista -. Sono grato alla fatica fatta, mi ha fatto diventare forte. Mi piace (ecco,ndr) pensare di aver conquistato il pubblico anno dopo anno, lavoro dopo lavoro. Mi resta dentro quell’ansia di pensare al teatro da riempire, che poi è quello che ti fa dare il meglio, sempre». E pensando al “Manzoni” di casa sua, Cirilli sottolinea: «Vorrei fosse pieno, mi serve la reazione del pubblico. Con quella “costruisco”». Perché, in fondo, quel “mi piace” è quello che vorremmo tutti, online o anche detto a voce. O con un intenso applauso .