Enzo Jannacci come nessuno l’ha raccontato mai: l’uomo, prima ancora dell’artista. Raffigurato nei suoi ultimi vent’anni, con gli scatti di chi l’ha immortalato, con le emozioni di chi l’ha conosciuto e amato davvero.
È uscito “Scoprendo Enzo”, firmato da Carlo Negri ed edito da ABEditore (104 pagine, 13 euro sul sito abeditore.com). Una chiacchierata tra due vecchi amici, dove le domande di un appassionato di Jannacci, l’autore del volume, si intrecciano con i ricordi e gli aneddoti di Simone Galbiati, fotografo ufficiale del maestro dal 2005 fino alla sua scomparsa (nel 2011). Su prenotazione, al testo può essere associato un cofanetto di 20 fotografie, quasi tutte inedite.
«Io e Simone ci conosciamo da una vita perché entrambi originari di Burago di Molgora – ha raccontato Negri, autore televisivo e scrittore – Dopo esserci persi di vista e ritrovati, ho scoperto che alcuni bellissimi scatti di Jannacci erano suoi. Non solo: parlando, sono usciti una serie di aneddoti sul grande artista che ho trovato subito meravigliosi. Ciò che mi ha entusiasmato era la possibilità di scoprire un lato di Jannacci un po’ trascurato. Dopo la sua scomparsa si è parlato molto del suo rapporto con Gaber e Fo e poco dei suoi ultimi 20 anni».
Per dare il giusto tributo a Jannacci non poteva che esserci Simone. Non solo perché è stato l’ultimo a coglierne l’essenza tramite la fotografia, ma anche per la sua amicizia – di lunga data – con il figlio di Enzo, Paolo (quest’ultimo ha anche realizzato la prefazione del libro).
«Una persona dall’umanità davvero incredibile, dall’animo sempre giovane e generoso – ha detto Galbiati di Jannacci – Nonostante fosse un grande personaggio, rapportarsi con lui era semplice. Perché lui era semplice».
L’idea di avere davanti all’obiettivo il “grande Jannacci”, tuttavia, è rimasta. E allora «nei miei scatti ho sempre voluto fare da spettatore, perché lui era talmente geniale sul palco che “si fotografava” da solo».
La testimonianza di Simone Galbiati, affiancata a quella di altri amici interpellati per l’occasione (tra loro Bove e Limardi, e Genchi della Salumeria della musica), è privo di retorica e malinconia: «Immaginiamoci di essere invitati a una festa a sorpresa e di essere gli unici a non conoscere di persona il festeggiato – Negri ha descritto l’andamento del libro con un’eloquente metafora – Si aspetta chiusi in una stanza al buio che quest’ultimo rientri e nel frattempo, per ingannare l’attesa, si chiacchiera e si raccontano gli aneddoti riguardanti il protagonista della serata. Il protagonista è il maestro Enzo Jannacci, gli invitati sono i suoi amici, l’organizzatore della festa è Simone e “l’intruso” sono io, che scopro un uomo e un mondo che fino ad allora conoscevo poco».