È un omaggio artistico e sentimentale quello che Renato Ornaghi ha voluto tributare a venti capolavori del rock, dagli anni Settanta ai Novanta, tradotti ancora una volta in lengua mader e raccolti nell’album “Fior”. «Questa è la musica che ascoltavo da ragazzo e che amo ancora oggi – racconta Ornaghi – è stato naturale per me tradurre anche queste pietre miliari della musica». Un progetto iniziato con i Beatles e continuato con i Rolling Stones e l’inglese Adele. L’intento è sempre quello: salvaguardare qualcosa che è di tutti come il dialetto, associandolo a melodie immortali e immediatamente riconoscibili.
Un’idea che ha già prodotto quattro album di cui due in collaborazione con Lucia Lella, voce pugliese prestata al canto in brianzolo, con cui Ornaghi ha dato vita al duo I Saltamartin. Venti successi da “Money for nothing” dei Dire Straits che apre l’album a “Because the night” di Patti Smith che diventa “Perché la nott” e ancora “Wish you were here” dei Pink Floyd resa con “Voraria fusset chì”. Oppure “Vonc sora el Lamber”, cioè “Smoke on the water” dei Deep Purple (ascolta il brano).
Un anno di lavoro, tra la tradizione prima e la registrazione poi, per realizzare questo nuovo album, prodotto dall’Opificio monzese delle pietre dure. «Più di una delle venti canzoni richiamano il significato dell’originale – aggiunge Ornaghi -. È il caso di “Born in the USA che ho tradotto in “Nassuu a Montisell” il cui protagonista per entrambe è un reduce di guerra o ancora “Ohio” di Neil Young che è diventato “On praa”. Nel brano originale il testo racconta di quattro studenti uccisi durante una manifestazione in Ohio, nella mia versione i ragazzi sono partigiani morti fucilati nell’eccidio di Valaperta del 3 gennaio 1945». Parole che diventano immagini nel video che Ornaghi e Lella hanno girato per le vie di Milano. Una cover di “New York New York” di Liza Minelli, diventato “Milan Milan”, disponibile dal 7 dicembre sulla pagina Facebook e sul canale Youtube dei Saltamartin. «Ho scelto Milano e non una città della Brianza, per sfatare l’idea di una astiosità latente tra noi e la grande città – commenta Ornaghi -. In realtà Milano e la Brianza sono sinergiche e guai se così non fosse».
E dopo il passato già si pensa al futuro. «Mia figlia mi sta facendo ascoltare la musica dance – conclude -. Non l’ho mai apprezzata ma devo dire che alcuni brani come “Wave” di Mr Probz portrebbero essere adattati. Una nuova sfida che mi piacerebbe affrontare. Così come le canzoni irlandesi, le cui melodie ben si sposano con la nostra lengua mader». Fior volume due e volume tre sono già in cantiere. La storia continua.