Realtà forse, finzione sì: Napoleone secondo Paolo Ventura

Alla galleria Antologia di Monza l’installazione di Paolo Ventura “Un reggimento di Napoleone va sotto le neve”: in mostra anche altre opere e gli oggetti “di scena” dell’artista.
“Un reggimento di Napoleone va sotto le neve” di Paolo Ventura
“Un reggimento di Napoleone va sotto le neve” di Paolo Ventura

“La più terribile delle mie battaglie” avrebbe detto poi Napoleone della ridotta di Borodino: 250mila soldati russi e francesi a spararsi da una parte all’altra del fronte, con 80mila persone morte e ferite da riportare a casa o seppellire: una delle battaglie simbolo delle guerre napoleoniche, in un giorno di settembre del 1812. Tolstoj lo sapeva, ne avrebbe fatto poi uno dei momenti centrali di “Guerra e pace”, in quella titanica storia nella Storia che lo rende uno dei più grandi romanzi che l’Ottocento abbia mai conosciuto.

Paolo Ventura torna lì, non a settembre, ma quando c’era la neve: eppure il senso è quello, l’affresco di un mondo in cui la storia con la s minuscola affronta la Storia con la maiuscola e racconta soprattutto cosa significhi essere uomini, persone, individui all’interno di una vicenda più grandi di tutti. Si intitola “Un reggimento di Napoleone va sotto le neve” l’installazione che la galleria Antologia di Monza ospita negli spazi di via Zucchi 14, fino al 21 gennaio (da martedì a sabato 10-12.30 / 15.30-19.30, lunedì pomeriggio 16-19).

«La campagna di Russia iniziata da Napoleone nel 1812 domina la proposta della galleria, con i suoi soldati laceri, i giovani mandati al fronte, il suo triste epilogo. La potente installazione di Paolo Ventura parla di loro, di quei 500.000 soldati, anonimi protagonisti della lunga marcia, spazzati via a manciate, senza identità, senza spazio per il lutto né il ricordo. Ventura si è fotografato poco più di 300 volte in pose diverse eppure uguali: sono infatti poco più di 300 i soldati-Ventura consumati dalla marcia, che passo dopo passo, metro dopo metro, si inabissano docili nella neve».

Non c’è solo la monumentale installazione di Ventura, in via Zucchi, ma anche gli strumenti con cui l’artista scientificamente ricostruisce le scene che rappresenta – le divise, per esempio – per restituire fotograficamente immagini sospese tra immaginazione e realtà, tracciando un nuovo confine fra il troppo vero e il programmaticamente falso. Un’ esercito di “soldati di carta” – scrive la galleria – un costruito-taglia-incolla di fotografie che ritraggono sempre l’artista in pose e con divise napoleoniche diverse, avanza in una lunga teca di vetro: l’opera racconta il lutto e la memoria, attraverso la rappresentazione di un reggimento che scompare passo dopo passo, inghiottito dalla neve».