Non è certo il film della sua carriera: erano già passati tredici anni da “Rocco e i suoi fratelli”, dieci esatti dal capolavoro “Il Gattopardo”, sei dall’iconico “Frank Costello faccia d’angelo” di Melville, che ha riscritto la storia del noir. E altri due ne sarebbero serviti perché tornasse a collaborare con il regista Duccio Tessari per vestire abito nero, mantello e maschera di “Zorro”. Ma nel 1973, nei primi giorni di settembre, uscì una pellicola minore della carriera di attore di Alain Delon – e quel che più conta, parte delle riprese sono state realizzate a Monza e persino a Cavenago Brianza.
Quando Alain Delon inseguiva i killer nel Parco di Monza e in Brianza: la storia di Tony Arzenta
L’attore francese nato a Sceaux (alle porte di Parigi) l’8 novembre del 1935 è morto nella sua casa di Douchy-Montcorbon domenica, 18 agosto. All’epoca aveva meno di quarant’anni e aveva accettato di indossare i panni di Jef nel film italo-francese “Tony Arzenta”: un gangster movie d’azione che racconta la storia di un killer – ovviamente lo stesso Delon – che lavora per un’organizzazione criminale di cui ormai sa troppo. Ed è così che quando decide di cambiare vita, gli fanno esplodere l’auto: lui non c’era in realtà, ma moglie e figlio sì, e muoiono. E allora la vendetta, uno alla volta, come accade in Kill Bill di Quentin Tarantino, tra i tanti film che hanno fatto ricorso allo stesso canovaccio.


Quando Alain Delon inseguiva i killer nel Parco di Monza e in Brianza: corsa fino a Cavenago
Finisce male, ma quello che interessa qui è ricordare che tra i luoghi scelti per gli esterni (Torino, Milano, Parigi e Copenaghen, Noto e Pachino), ci sono passaggi brianzoli. Tutto nel contesto dello stesso inseguimento tra auto: Jef e un amico a caccia di alcuni sicari. In una scena si vede un autobus che esce da porta Vedano del Parco, circondata da impalcature che si rivelano fittizie un attimo dopo, dal momento che vengono sfondante dall’auto in fuga. Poi l’inseguimento prosegue dentro il parco a tutta velocità (eh sì, anche in mezzo ai boschi) per concludersi poi a Cavenago, punto di arrivo del protagonista a caccia di chi ha cercato di ucciderlo: è la splendida chiesa di santa Maria in campo.