Il 18 ottobre 1608 il processo si conclude. Suor Virginia Maria, Marianna de Leyva y Marino, dichiarata colpevole e condannata alla reclusione a vita in una cella murata: aveva intrecciato ed era riuscita a mantenere per anni una scabrosa relazione con il nobile monzese Gian Paolo Osio. Lunedì 20 aprile 2015, il processo si riapre.
La monaca di Monza, resa celebre dal Manzoni e dai suoi “Promessi sposi”, a più di quattrocento anni di distanza sarà di nuovo processata, e chissà quale verdetto sarà pronunciato la sera del 20 aprile (ore 21), quando sul palco del Manzoni sarà inscenato un vero (finto) “Processo alla monaca di Monza”.
L’associazione culturale Prospectus di Milano e la sezione brianzola dell’Associazione nazionale carabinieri hanno radunato un cast d’eccezione.
«Sulla scena interagiscono avvocati e magistrati di prestigio – ha spiegato Vito Potenza, coordinatore provinciale di Anc – che quotidianamente inscenano duelli dialettici e che non avranno certo difficoltà a dibattere sulle note vicende. Ognuno studierà la propria parte, ma lo spettacolo sarà completamente improvvisato».
«Proprio per questo motivo – aggiunge il magistrato e parlamentare Stefano Dambruoso, che presiederà la corte e che governerà “l’aula” del Manzoni durante lo spettacolo – non avremo idea degli spunti di attualità che emergeranno nel corso della serata. Quello dei “processi alla storia” è un format ormai consolidato – aggiunge il questore della camera dei deputati – utile ad avvicinare i cittadini alle procedure processuali».
Sarà lui a decidere del destino della monaca, interpretata dall’europarlamentare Licia Ronzulli: «Il mio coinvolgimento inizia un mese fa, quando Stefano, davanti a un caffè, mi ha proposto di partecipare. Io non sono una brava attrice, mi scartavano persino alle recite dell’oratorio – scherza la politica – ma ho deciso di aderire perché figlia di carabiniere e perché mamma».
L’intero ricavato della serata sarà infatti devoluto in beneficenza, a favore della Fondazione Monza e Brianza per il bambino e la sua mamma, che opera all’interno dell’ospedale San Gerardo. Il ruolo di pubblico ministero sarà affidato ad Antonio Tanga, magistrato, che ha già redatto i capi di imputazione contro suor Maria Virginia:
«La accuso di aver congiurato per la morte delle converse che, nel corso degli anni, sono state coinvolte nella vicenda», spiega.
E infatti furono due le suore complici, Ottavia e Benedetta, di cui gli amanti cercarono di sbarazzarsi: la prima fu gettata nel Lambro e morì, la seconda venne gettata in un pozzo, ma sopravvisse e denunciò tutto alle autorità. A difendere suor Maria Virginia uno dei più celebri avvocati matrimonialisti d’Italia, Annamaria Bernardini De Pace.
«Mi preparo al processo come se fosse vero: guardo le carte, sento i testimoni, verifico se e quanto la scena del crimine sia stata ricostruita attentamente dal pm – spiega – Virginia si trova in una condizione di dipendenza psicologica: punterò anche su questo durante la difesa, ma non voglio anticipare troppo».
Renzo, Lucia e Don Abbondio vestiranno i panni dei testimoni. Anche il pubblico del teatro sarà chiamato ad esprimere il proprio giudizio, votando per la condanna o l’assoluzione della donna.