“Io che son mercante, mercante di liquore, conosco la gente dall’odore” cantavano fino a dieci anni fa tributando il loro brano al personaggio che Fabrizio De Andrè, in “Non al denaro, non all’amore né al cielo” aveva mutuato dal suonatore Jones dalla Spoon River di Edgar Lee Masters: quello che diceva al mercante di liquore “tu che lo vendi, cosa ti compri di migliore?”.
L’hanno cantata e ballata in tanti quella canzone che chiudeva sistematicamente i concerti di Lorenzo Monguzzi, Piero Mucilli e Simone Spreafico, che a metà degli anni Novanta avevano dato vita ai “Mercanti di liquore”, formazione leggendaria della musica indipendente italiana. Quasi tutte cover, un gruppo nato per portare in giro prima di tutto De Andrè (e poi tanto altri cantautorato), quando De Andrè non c’era. Che poi, la voce di Monguzzi il monzese era davvero nelle corde del Faber, per gravità, note basse, interpretazione – senza sembrarne un imitatore. Con lui alla voce e chitarra il fisarmonicista e tanto altro Mucilli (di radici vimercatesi) e il chitarrista classico e flamenco Simone Spreafico, il gitano di Concorezzo.
Bene: hanno lasciato a orecchie asciutte tanti, quando dopo quindici anni di live, nel 2010, hanno deciso di sciogliersi. Ma Monguzzi, nei giorni scorsi, ha pubblicato una foto e scritto un messaggio sui social network: “Ripartiamo in due, il terzo stavolta non viene, sta seguendo altri percorsi. Rimane l’orgoglio di tutto il cammino fatto insieme e l’affetto. Buona fortuna. Abbiamo tante cose da dirvi e lo faremo intorno al fuoco di Maggio”. Se nella foto ci sono Monguzzi e Mucilli, il terzo che non viene è Spreafico, ma il fatto resta: i Mercanti stanno tornando. E non solo per i concerti, si direbbe, perché il messaggio di Monguzzi tagga (mette in collegamento) anche Bagana Records, etichetta discografica che dalla nativa Arcore vive oggi a Desio.
Insomma: si direbbe che l’ex trio diventato duo sia pronto prima a rituffarsi nel mercato che hanno già frequentato e poi, appena possibile, sui palchi. D’altra parte dopo la separazione le strade dei due Mercanti non si sono mai totalmente allontanate, come dimostra anche l’ultimo disco solista di Monguzzi, “Zyngher”, pubblicato alla fine dell’anno scorso, dove Mucilli compare tra i musicisti.
Insieme, e insieme a Spreafico, avevano debuttato nelle incisioni con “In Vivo Veritas”, dodici brani live registrati tra il 1996 e il 1996 nei club, inclusi Samsara di Brugherio e Tridente di Monza (11 brani di De Andrè e uno di Francesco Guccini). Poi era stata la volta di “Mai paura”, nel 1999, 11 brani di cui sette riletture di De Andrè e quattro originali. Sarebbero poi arrivati “La musica dei poveri” del 2002, quasi esclusivamenti brani del terzetto con collaborazioni come Andy dei Bluvertigo, Angapimeace Persico (violinista di Davide Van De Sfroos) e Luca Urbani. Sarebbero poi arrivati tre anni dopo “Che/cosa/te/ne/fai/di/un/titolo” e infine “Live in Dada” (altro leggendario club, a Villasanta) nel 2006, ma nel frattempo i Mercanti avevano inaugurato la collaborazione con l’attore, regista e drammaturgo Marco Paolini (quello di “Vajont”, per capirsi) che li avrebbe tenuti con sé a lungo nei tour italiani dei suoi spettacoli, trasformati in album anche con “Sputi” (2004) e con “Miserabili” (2008).
Quell’esperienza è corrisposta al graduale esaurimento della vena dei Mercanti come gruppo, per lasciare il campo a esperienze individuali. Almeno fino all’inizio del 2021, dieci anni dopo la sospensione dei live: i Mercanti stanno tornando.