«“Disposizioni per la notte: proteggetevi come potete, fucile alla mano, quattro sentinelle per plotone. Non si fuma. Non si parla. Scioglietevi…”
Battaini e Tangorra sono partiti in esplorazione un’ora fa, ciascuno ignorando dell’altro. Si sono incontrati nella macchia e mancò poco che si pigliassero a baionettate… La luna si era levata. Ciascuno strisciò nel suo cespuglio con le mani violette sotto le ascelle, giacque vicino al compagno tremando di un tremito parallelo sotto l’irrisoria coperta da campo».
Scrive così Anselmo Bucci della notte del 24 ottobre 1915. Un niente meno di cent’anni fa, quando la guerra stava sudando solo le sue prime tragedie, lui con loro, i soldati italiani, sul fronte. La prosa del pittore monzese, in quei giorni, tradisce due estremi: la magniloquenza della sua epoca e la sospensione dei suoi tempi, quelli della trincea, dove tutto può essere e il contrario è lo stesso. Basta un colpo, anche esploso a caso, e tutto cambia.
Anselmo Bucci, il più grande pittore monzese di quello squarcio di Novecento: sarà lui a raccontare alla sua città cosa sia stata la Grande guerra.
I quadri, i disegni, le fotografie, le parole: tutto quello che occorre per ricapitolare il “Tempo di guerra”, come si intitola la mostra che in arengario venerdì 10 ottobre, voluta dal Comune di Monza e curata da Alberto Montrasio, che ha scelto nell’eredità dell’artista tutto quello che occorre per descrivere il conflitto mondiale e ha affrescato le sale con l’arte di chi quegli anni ha vissuto anche da queste parti – Aldo Carpi, Arturo Martini, Enrico Pancera, Adolfo Wildt.
Sono loro, con Bucci, i protagonisti di una mostra che racconta l’epopea degli alpini mentre gli alpini si preparano a tornare in città, risalendo alla loro vita un secolo fa, quando l’Europa si sparava addosso.
Che parte da Pancera, e non da Bucci, con quel monumento ai caduti di piazza Trento e Trieste dai piedi troppo grossi per lasciarsi sedurre dalla plasticità del bronzo, e dalle parti che le mancano: una serie di bassorilievi che non vennero mai realizzati e di cui la mostra ora, per la prima volta, mostra l’aspetto. «Devo dire che quando ricevetti i tre grandi pannelli in gesso del monumento ai caduti forse non diedi loro il peso che meritavano – scrive Alberto Montrasio, che ha ricevuto i bozzetti dei pannelli dal figlio dell’artista – . Ma alla distanza essi sono straordinariamente cresciuti d’importanza e il rammarico che non siano stati realizzati per giungere agli occhi di tutti i monzesi, è diventato anche mio. Quei rilievi avrebbero mosso con gentilezza e resa più̀ leggera la lunga muraglia di pietra uniforme, conferendole contestualmente un significato preciso».
Pancera e gli altri, ma il protagonista resta lui, all’arengario, Bucci, al quale Monza torna a dare il cuore della città dopo tanti anni: decine di opere eterogenee dei suoi anni soldato, in un esercito in cui era entrato volontario con tanti altri artisti di quegli anni, soprattutto quelli vicini al Futurismo.
«La vita del soldato è compresa tra un doloroso risveglio e la speranza di un altro – scrive Alberto Crespi in catalogo descrivendo il reticolo dell’esperienza di Bucci, il contesto in cui nascono scritti, tele, disegni, fotografie dell’artista – . Per pochi interventisti, alla fiamma dell’entusiasmo iniziale seguì̀ la dura ubbidienza. Per i più̀, strappati a una condizione esistenziale già precaria, l’esperienza della guerra inizia con l’ubbidienza, fino allo sfinimento. L’adattamento ai disagi, alla mancanza di sonno, ai livelli di una fatica sovrumana, con la sopportazione delle ferite, con l’assuefazione al lezzo dei morti, e con l’accettazione del rischio costante di morire, diventano per tutti i combattenti una sorda necessità che traspare da tutte le testimonianze testuali sui due fronti: brunire le sciabole per evitare il pericolo provocato dai riflessi, coprire le baionette col pastrano – ricorda Crespi – diventano azioni di fondamentale importanza per la sopravvivenza».
Tempo di guerra
L’epopea degli alpini
Anselmo Bucci e gli artisti-soldato
Mostra a cura di Alberto Montrasio
Inaugurazione venerdì 10 ottobre alle 18, palazzo dell’arengario (Monza, piazza Roma)
11 ottobre – 9 novembre
Da martedì a domenica 10-13 e 15-19, ingresso libero
Catalogo pubblicato da Allemandi editore, a cura di Alberto Crespi, testi di Alberto Crespi e Alberto Montrasio (Torino, 2014, 88 pagine)