Sono passati cento anni dalla nascita di uno dei maestri del design italiano e la Triennale di Milano gli dedicata una grande mostra monografica: una storia, quella di Achille Castiglioni, fatta anche e soprattutto dai grandi marchi che hanno dato corpo alle sue invenzioni, come Alessi, Brionvega, B&B Italia, BBB Bonacina, Cimbali, Danese, Driade, De Padova, Flos, Cassina, Moroso, Knoll International, Kartell, Zanotta – molti di loro di salde radici brianzole, le braccia del cervello del design italiano.
Aperta dal 6 ottobre al 20 gennaio alla Triennale di viale Alemagna 6, la monografica curata da Patricia Urquiola (che con Castiglioni di è laureata) e Federica Sala racconta la parabola di uno “dei padri fondatori della professione e del sistema del design italiano. Un’attitudine che è tutt’oggi tenuta viva dall’attività della Fondazione Achille Castiglioni – ospitata all’interno dello storico studio di piazza Castello –, che ha come scopo principale quello di catalogare, ordinare, archiviare, digitalizzare progetti, disegni, foto, modelli, video, tutto il mondo nel quale Achille Castiglioni ha lavorato durante più di 60 anni di attività, prima con i fratelli Livio e Pier Giacomo, poi dal 1968, da solo”.
Il legame tra Castiglioni e la Brianza va molto oltre il rapporto con gli artigiani che hanno realizzato le sue creazioni, perché la famiglia ha avuto e continua ad avere una relazione diretta con Monza.
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“L’approccio di Castiglioni, asciutto e semplice ma ricco di curiosità e di ironia, è diventato un metodo progettuale attraverso il quale il designer ha formato generazioni successive” ha scritto la Triennale presentando la mostra che passa in rassegna la sua capacità di “ispirarsi al quotidiano per trasformarlo in altro, trattando con ironia il rapporto tra forma e funzione”.
“Per raccontare una figura così attiva e atemporale, è stato scelto di non seguire un approccio cronologico o schematico, ma di presentare il lavoro di Castiglioni attraverso una serie di insiemi contenutistici, spesso sovrapposti e intersecati. Di creare, quindi, una mappa di macro e micro concetti ricorrenti nei suoi progetti, disposti nello spazio senza un assetto gerarchico o lineare, bensì in forma rizomatica”.