Essere sempre un passo più in là dei tempi non l’ha salvato, quella sera a Ostia. Nemmeno lui avrebbe potuto immaginare come sarebbe andata a finire, qualunque sia la verità sul 2 novembre 1975, il giorno in cui Pier Paolo Pasolini è stato trovato morto sulla spiaggia romana. Quello che si sa è che PPP stava lavorando a un libro, “Petrolio”, che sarebbe poi stato pubblicato soltanto nel 1992 in base a quegli appunti ritrovati raccolti in quasi 522 pagine.
Quello che non si ricordava più, fino a quattro anni fa, è che l’intellettuale corsaro voleva metterci anche delle foto. Sue. Anche nudi. Una serie di scatti che aveva commissionato al fotografo romano Dino Pedriali e che soltanto nel 2011 hanno trovato un editore: il monzese Johan&Levi. È una storia nella storia nella storia, quella del volume fotografico che ha riportato alla luce quelle immagini più di trentacinque anni dopo essere state realizzate. Perché si tratta delle ultime fotografie volute dallo stesso Pasolini, un programmato scandalo in pellicola, che Pedriali ha preso in due sedute distanti cinque giorni nelle seconda e terza settimana di ottobre del 1975. Avevano un terzo appuntamento, lui e lo scrittore, per scegliere le migliori. Il 2 novembre. L’autore delle Ceneri di Gramsci non le ha mai viste.
«Ho conosciuto Pedriali in una delle mie visite a Graziella Lonardi Buontempo», scrive l’editore Giovanna Forlanelli nelle prime pagine del volume: «All’incontro Dino si presenta con una scatola chiusa da un elastico. Senza spiegarmi, la apre e mi mostra una serie di fotografie: il servizio a Pier Paolo Pasolini. Mi racconta di come ha conosciuto Pasolini e che fu lui stesso a chiedergli di ritrarlo». I primi scatti a Sabaudia e poi l’invito a Chia. «Pasolini vuole che Pedriali lo ritragga nudo, nella sua camera, e spiega che le immagini devono illustrare il libro a cui sta lavorando: Petrolio».
Pasolini che legge, che scrive, le sue mani soltanto che battono sulla Olivetti solo con gli indici. Sdraiato in poltrona, per strada, mentre guarda il promontorio del Circeo, mentre disegna con l’inchiostro o mentre guarda nell’obiettivo: fissa il centro, ma sembra pensare ad altro. E poi quell’ultima serie di scatti concordati: nudo in una stanza, ripreso da fuori, fino alla “scoperta” di qualcuno che lo sta fotografando. Sono state mostrate una sola volta prima del 2011: nel 1978. «Mi decido a esporle alla galleria Luciano Inga Pin, a Milano. Il successo è enorme» raccontava quattro anni fa Pedriali, che era stato prima di quel 1975 assistente di Man Ray e che avrebbe poi realizzato servizi su Federico Zeri, Alberto Moravia, Fellini, Nurajev, Andy Warhol. «Proprio dal momento che cultura viene a sapere di questa mostra, per me è obbligatorio diventare un grande fotografo di nudo maschile perché solo così posso salvare il Corpo Nudo di Pasolini». Poi altri trent’anni e più, fino alla scelta dell’editore monzese: «Oggi consegno alla storia l’inconografia dell’ultimo mese di vita del più grande poeta italiano», chiudeva il fotografo.
Pier Paolo Pasolini
Fotografie di Dino Pedriali
Johan&Levi, 2011
128 pagine, 38 euro