C’è una voce e uno sguardo conosciuto in tutto il Vimercatese nel film Tolo Tolo che sta sbancando i botteghini dei cinema in tutta Italia. Tra gli attori scelti da Checco Zalone c’è infatti anche Mohamed Ba, 56 anni di origine senegalese, da 21 anni in Italia e da quasi undici residente a Sulbiate.
Per Mohamed Ba, artista poliedrico e mediatore culturale da sempre impegnato a promuovere integrazione e inclusione, la scelta di partecipare a un film che ha come tema portante proprio l’immigrazione non è stata scontata.
«All’inizio ero molto scettico perché nella mia vita ho sempre voluto essere coerente con la mia visione del mondo e non volevo essere proprio io a consolidare io l’idea pregiudiziale dell’africano “vucumprà” – racconta – Quando mi ha chiamato ho messo in chiaro i miei principi e una volta che ci siamo incontrati e mi ha esplicitato quale era il suo progetto ho potuto apprezzare il fatto che avessimo una convergenza di vedute. Da li è iniziato il tutto».
Per Ba, che nel film entra in scena interpretando prima un medico che guarisce il protagonista da una strano “attacco di fascismo”, poi uno scrittore affermato e infine anche nelle vesti del Papa, la pellicola è importante anche per il messaggio profondo che lancia, pur nella spensieratezza della commedia: «Il film mette a nudo la leggerezza con cui il fenomeno migratorio viene analizzato e affrontato in Italia e in Europa – prosegue – L’immigrazione viene raccontata attraverso un rovesciamento della prospettiva ribaltando l’immaginario imposto dalle consuetudini e costringendoti a porti delle domande sul perché sei qui e come sarebbe se invece fossi nato altrove».
Proprio per il tema e il modo in cui questo viene affrontato il film ha subito diverse critiche. Critiche a cui Mohamed risponde rivendicando il ruolo dell’arte: «Guai a chi tocca l’arte. Gli artisti sono lungimiranti e maggiore è la libertà che viene lasciata agli artisti e maggiore è la possibilità che ci spronino a una più profonda riflessione sulla contemporaneità».
Durante le riprese in Marocco ha avuto modo di confrontarsi anche con alcuni giovani che proprio nell’emigrazione vedono una soluzione per un futuro migliore: «A loro ho cercato di mostrare un’altra Europa. Quella fatta di emarginazione, disoccupazione, caporalato, soprusi e privazione. Ho mostrato loro che non è automatico che una volta varcato quel confine liquido i sogni si avverino ma che è molto più probabile che non si riesca ad avere la possibilità di dimostrare il proprio valore come persone».
Proprio sul tema immigrazione, accoglienza e integrazione Mohamed ha speso e continua a spendere il suo impegno: «Il comico con la sua leggerezza racconta un dramma del mondo contemporaneo ma fuori dal cinema forse forse è giunto il momento di coinvolgere quelli della diaspora per capire fino in fondo questo fenomeno e porvi un rimedio”. Ma noi immigrati non siamo mai stati interpellati».