«Non si può decidere di fare Beckett da un giorno con l’altro. Ora sento tutto il peso, la responsabilità e l’emozione che derivano dal mettere in scena per la prima volta un suo testo. E che testo: “Aspettando Godot”».
Per Maurizio Scaparro, regista e critico teatrale, classe 1932, il momento è arrivato dopo quarant’anni di attività nel mondo del teatro e della televisione: la nuova produzione del teatro Carcano di Milano sarà in scena a Monza al teatro Manzoni da giovedì 15 a domenica 18 gennaio, con cinque repliche a disposizione del pubblico brianzolo.
«Quando si pensa a Beckett – prosegue Scaparro – si pensa al teatro dell’assurdo, all’avanguardia. Ma dal mio punto di vista nel tema trattato non c’è nulla di assurdo. È reale, e profondamente attuale».
I due vagabondi Vladimiro ed Estragone aspettano Godot. Ma Godot oggi non arriva, forse arriverà domani. Con un messaggio. Didi e Gogo, così si chiamano familiarmente i due, non riescono ad allontanarsi dal luogo in cui si trovano, perché Godot potrebbe manifestarsi da un momento all’altro. Né riescono a compiere qualsiasi azione. Sono fermi, immobili, da cinquant’anni. A mutare è solo il tempo.
«Emblemi della condizione dell’uomo del Novecento – continua il regista – noi tutti continuiamo ad essere come Vladimiro ed Estragone. Il Godot che aspettano è un’entità. Forse divina, soprannaturale, trascendente. E allora in quest’ottica anche gli altri personaggi assumono un significato più alto: il ragazzo potrebbe essere visto come un messaggero degli dei, Pozzo una sorta di Lucifero, una creatura estremamente terrena. Ma al di là di questo, quello che mi ha colpito nel testo è stato il legame, fortissimo, con la cultura europea, una cultura millenaria che oggi stiamo completamente trascurando, e ormai anche dimenticando. E ce lo dimostrano una volta di più i tragici fatti avvenuti a Parigi la scorsa settimana al settimanale satirico Charlie Hebdo: ora come allora, diventa sempre più difficile credere nella sensatezza dei gesti quotidiani, e in un avvenire collettivo».
Beckett ha scritto “Aspettando Godot” tra la fine del 1948 e l’inizio del 1949: «È ambientato a Parigi. E a me piace ricordare che per più di cinquant’anni Beckett aveva vissuto nel quartiere operaio di Montparnasse. I suoi compagni d’avventura in quel periodo era stato, tra gli altri, anzitutto James Joyce e l’ironia del linguaggio di Beckett nasce anche da questo incontro. E poi Giacometti e Buster Keaton. Beckett era consapevole dell’impossibilità di scrivere, in pieno novecento, una tragedia pienamente classica: della classicità erano venuti meno i canoni». Con Antonio Salines, Luciano Virgilio, Edoardo Siravo, Enrico Bonavera, Michele Degirolamo. Info e prenotazioni: www.teatromanzonimonza.it o 039/38.65.00.