La musica e la cultura piangono Franco Battiato, morto all’alba di martedì a 76 anni nella sua casa in provincia di Catania. Si era ritirato da tempo. Tra il 2011 e il 2012 due concerti sold out nel programma di Monza estate, già nel 2005 scene dal parco erano entrate nel suo film da regista Musikanten sulla vita di Ludwig van Beethoven. Anche per questo la sua “Il potere del canto” era stata inserita nella colonna sonora creata dalla Reggia su Spotify.
Musicista, autore, editore, regista, filosofo, sperimentatore di generi e dell’elettronica: Battiato non è mai stato un artista facile da avvicinare, ma non è difficile pensare che con la sua musica abbia seminato – anche con piccole dosi – chiunque l’abbia incrociato. Alzi la mano chi non ha mai sentito almeno “sul ponte sventola bandiera bianca. A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata, a Vivaldi l’uva passa che mi dà più calorie”.
Una canzone del 1987 che continuava dicendo “Uh! com’è difficile restare calmi e indifferenti, mentre tutti intorno fanno rumore. In quest’epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell’orrore”.
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Il 18 luglio del 2012 Monza l’aveva abbracciato in uno stadio Brianteo gremito. Il cantautore siciliano era tornato dopo un anno e lo aveva fatto con un accompagnamento musicale di grande prestigio: sul palco la Filarmonica Arturo Toscanini, che aveva nell’occasione festeggiato i dieci anni dalla sua formazione.
In quella serata si erano esibiti i Krisma interpreti del punk italiano anni Ottanta, una delle collaborazioni che per tutta la carriera l’hanno consacrato come protagonista della musica e della sperimentazione. Come la cover di Up patriots to Arms riletta dai Subsonica (“Dite ai ragazzi che mi sono divertito”, avevano riferito i torinesi come commento ricevuto).
Il titolo del tour del 2011 quando era stato accolto dai giardini Villa reale nel programma che aveva celebrato i 150 anni dell’Unità d’Italia: un altro tutto esaurito per un viaggio nel repertorio dell’artista.
Quell’anno era stato anche al festival Parola Cantata di Brugherio, orchestrato per un paio di entusiasmanti stagioni dal direttore artistico Mauro Ermanno Giovanardi in Villa Fiorita: nella seconda edizione era stato l’ospite del pranzo con l’autore nel programma dell’happening che aveva portato in Brianza i nomi più importanti della scena italiana.
Negli anni 60’ era arrivato dalla Sicilia a Milano, accolto da un giorno di nebbia raccontano le cronache. E qui iniziò la sua carriera.
“Ci lascia un geniale interprete delle parole. Un poeta della musica. La sua musica vivrà per sempre – ha ricordato il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana – all’inizio della sua eccezionale storia c’è la Lombardia: nella prima metà degli anni Sessanta Battiato si trasferì a Milano dove incominciò la sua carriera artistica esibendosi al Club 64. Si avvicendava sul palco con Enzo Jannacci, Renato Pozzetto e Bruno Lauzi. Giorgio Gaber gli propose i primi contratti discografici”.
“Franco Battiato è andato via per sempre – ha scritto Morgan – Era uno degli ultimi veri uomini di cultura in questa Italia mediocre e spenta. Finché è stato al mondo potevo dire che c’era qualcuno che mi capiva”.
Morgan e non solo. Diverse, intense e durature le collaborazioni lavorative con esponenti del territorio dall’arpista Vincenzo Zitello (“Un immenso abbraccio infinito essere speciale per tutto quello che hai donato”, il suo saluto) al chitarrista Marco Pancaldi (Bluvertigo). Centinaia i messaggi di cordoglio dal mondo della musica, della cultura e non solo.
Anche il Quirinale ha diramato una nota del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: ”Profondamente addolorato dalla morte di Franco Battiato, artista colto e raffinato. Con il suo inconfondibile stile musicale, frutto di intenso studio e febbrile sperimentazione, ha affascinato un vasto pubblico, anche al di là dei confini nazionali”.