Il pioniere in tutti i sensi è stato Art Spiegelman: quando nel 1986 manda alle stampe la prima parte del suo “Maus” il termine graphic novel era stato coniato da soli otto anni da un’altra celebre matita della narrazione per immagini, quella di Will Eisner.
Lui, disegnatore per il New York Times e per The New Yorker, aveva messo in bianco e nero una storia cruda e dolorosa nel tratto e nel racconto: è la storia del figlio di una vittima degli orrori nazisti che deve fare i conti con il rapporto difficile con il padre e la terribile storia che ha vissuto. Quel romanzo a matita e china ha vinto un Pulitzer speciale ed è uno dei racconti disegnati che compongono “I fumetti della memoria”, la mostra che sarà aperta sabato 23 gennaio alla Galleria civica di via Camperio a Monza (ingresso sempre libero). Nell’allestimento la riproduzione delle tavole di “Maus”, di “Valzer con Bashir” di David Polonsky e di “Il complotto” di Will Eisner.
Sono “Scenari di uno sterminio”, come recita il sottotitolo della mostra, quelli di “Tre maestri del fumetto internazionale” che “ raccontano lo sterminio programmato di interi popoli”: l’occasione è il Giorno della memoria, che viene celebrato il 27 gennaio, l’obiettivo più ampio del solo ricordo della Shoah.
Perché se Will Eisner riparte dal Protocollo dei Savi di Sion inventato dalla polizia zarista russa per perseguitare gli ebrei – i protocolli inventati in cui la popolazione ebraica programmava la dominazione del mondo – Polonsky ci porta nel 1982, alla guerra tra Libano e Israele e ai massacri dei profughi palestinesi a Sabra e Chatila.
Le date: “Maus” è uscito tra il 1986 e il 1991, “Valzer” è arrivato in Italia nel 2009, “Il complotto” è stato completato tra il 2004 e il 2005, l’anno della morte di Eisner, che è proprio l’ideatore del termine graphic novel nel 1978.
Cosa ci sarà. La mostra, che prosegue fino al 21 febbraio, è stata organizzata dalla Fondazione Franco Fossati e dal Comune di Monza: «Riproduzioni delle pagine più belle e coinvolgenti di ogni lavoro, per capire come tre tratti diversi abbiano saputo raccontare tre orrori diversi ma uguali – si legge nella presentazione – Il complesso strumento narrativo del fumetto è stato impiegato, dai tre autori, al massimo della sua qualità ed efficacia, assolvendo il compito di rendere comprensibili e fruibili, anche per un lettore giovane, i complessi contenuti delle tre storie, diverse ma correlate: le situazioni storiche e ambientali, le implicazioni psicologiche, le contraddizioni e le motivazioni di cui la realtà è sempre intrisa».
Facendo perno su tre distinti scenari, ricordano gli organizzatori, per parlare sempre dello «sterminio di interi popoli condotto in modo sistematico e freddamente programmato, con tutte le conseguenze che si protraggono nel tempo e attraverso generazioni».
«Abbiamo voluto realizzare questa mostra – ha dichiarato l’assessore alla cultura Dell’Aquila – con l’intento di non dimenticare la tragedia immane della guerra e dell’uccisione di milioni di ebrei attraverso l’espressione artistica di importanti autori del fumetto. Il fumetto è uno strumento narrativo in grado di rendere la complessità di situazioni storiche e ambientali comprensibili e fruibili da un vasto pubblico, soprattutto dai più giovani. Una mostra di qualità di cui siamo soddisfatti e orgogliosi».
Come sempre il Comune ha preparato anche una serie di iniziative dedicate alle scuole, in particolare ai bambini di quinta delle primarie e ai ragazzi delle medie: laboratori in parte finanziati dall’assessorato all’Istruzione che saranno condotti dalle disegnatrici Lola Airaghi (monzese, scuderia Bonelli, autrice anche di Dylan Dog) e Roberta Sottile. Ospite dell’apertura della mostra monzese anche Elena Mistrello, «cui è stato riservato uno spazio espositivo al suo racconto per immagini “La neve era bianca – Monza, 25 gennaio 1945”, ispirato alla fucilazione di tre partigiani monzesi».
Con lei anche Sottile e Airaghi oltre agli assessori Francesca Dell’Aquila e Rosario Montalbano e al presidente della Fondazione Fossati e Luigi Bona.