Fontana e gli altri, che hanno fatto l’arte a Milano negli anni Sessanta

Al Binario 7 di Monza la mostra "A sessanta dai Sessanta" per raccontare un decennio straordinario dell'arte di Milano e dell'Italia.
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Concetto spaziale, Lucio Fontana, in mostra a Monza

«Lucio Fontana fece un taglio nella tela e tutti noi, attraverso, abbiamo visto il futuro»: raccontava così Agostino Bonalumi al Cittadino, qualche anno fa, la rivoluzione dell’arte impressa da Milano nel panorama nazionale poco prima che sbocciassero gli anni Sessanta. E poi tutto è stato differente: si potrebbe persino pensare che da quella leggendaria Brera, da quella via Garibaldi, dagli studi che costellavano il cuore della città sia partita per molti aspetti quella macchina che ha reso internazionale nei decenni successivi il capoluogo della Lombardia.

A sessanta dai Sessanta: 1962-2022

Con cadute, rinascite, nebbie – tante nebbie, all’epoca – e nuovi soli. Racconta questo “1962-2022. A sessanta dai Sessanta”, un’affresco di una stagione straordinaria nato nel progetto BinarioArte del Binario 7, in via Turati a Monza. A realizzare la retrospettiva con il teatro sono heart – Pulsazioni culturali e Ponte43, a cura di Simona Bartolena e Armando Fettolini: dopo l’inaugurazione di giovedì 5 maggio, la mostra rimane aperta da domani fino al 3 luglio (martedì, mercoledì e giovedì dalle 15 alle 18; venerdì e sabato dalle 15 alle 21; domenica dalle 15 alle 18).

Un’opera di Arturo Vermi in mostra

“Un’esposizione importante e ambiziosa, che ha visto la partecipazione anche del Museo della Permanente di Milano e di alcuni archivi d’artista che hanno concesso in prestito opere delle loro collezioni” spiegano gli organizzatori che hanno voluto presentare “il racconto di dieci anni straordinari, che hanno visto Milano prendere il ruolo da protagonista della scena culturale internazionale. Già dal secondo dopoguerra la città è teatro di una serie impressionante di attività culturali e artistiche: aprono nuove gallerie, si inaugurano mostre, si formano gruppi e movimenti, vengono pubblicati manifesti artistici. Gli artisti reagiscono alle distruzioni belliche cercando strade sempre più sperimentali e linguaggi più idonei alla nuova condizione sociale e antropologica e tessendo una rete di relazioni e dialoghi capace di renderla una delle capitali indiscusse dell’arte europea”.

L’arte degli anni Sessanta e Milano

Indipendenza di pensiero, libertà dai condizionamenti politici, una sorta di “borgo” (Brera appunto) che è ancora il Milanin Milanon, ma è attraversato da un vento tutto nuovo, elettrizzante e spaventoso dall’altro, come quello raccontato da Luciano Bianciardi in “La vita agra”.

Un’opera di Bepi Romagnoni in mostra

“Così, tra boom economico e crisi esistenziali, confronti con il consumismo imperante e tendenze spirituali, rumorose provocazioni e silenziose meditazioni, aperture internazionali e confronti tra movimenti diversi, Milano vive una delle stagioni più straordinarie della storia dell’arte del Novecento. L’egemonia dell’Informale è precocemente messa in crisi. In una città dove l’innovazione tecnica e il progresso sono di casa, trovano subito terreno fertile quei linguaggi che fanno della tecnologia un alleato e che si legano allo sviluppo industriale cittadino”.

Dove vincevano l’espressionismo, l’informale e le derivazioni della stagione precedente, arriva la volontà di fare piazza pulita di istinto e gestualità che erano arrivati da oltremanica e avevano sgomberato il campo dagli ultimi residui della pittura classica per ricostruire un approccio mentale, ma differente dal passato, nell’arte. “Molti guardano ai tagli di Lucio Fontana, che trattano la tela non più come superficie ma come materia; altri restano fedeli alla pittura ma cercano di rinnovarne l’idea in una nuova direzione. Tutti partecipano allo straordinario clima di innovazione e rivoluzione che porterà a un cambiamento radicale del pensiero artistico”.

I protagonisti dell’arte a Milano nei Sessanta

Da Fontana parte anche il percorso della retrospettiva, padre nobile di tutto quello che sarebbe accaduto, poi i pittori del Realismo esistenziale, Azimuth, il gruppo del Cenobio e il Gruppo T, fino alle soglie del nuovo decennio. “Una parentesi è dedicata alla realtà delle Botteghe di Sesto, dove avevano sede numerosi studi d’artista. In mostra sarà esposto uno straordinario (e fino a oggi mai presentato al pubblico) libro con opere autografe e originali realizzato per il custode dello stabile dagli artisti residenti nell’area delle Botteghe (da Castellani a Vermi, da Simeti a Scaccabarozzi)”.

Gli artisti, allora: Lucio Fontana, Enrico Baj, Fausto Melotti, Luigi Veronesi, Mario Nigro, Antonio Calderara, Valentino Vago, Mino Ceretti, Bepi Romagnoni, Tino Vaglieri, Giuseppe Guerreschi, Floriano
Bodini, Paolo Schiavocampo, Piero Manzoni, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Turi Simeti, Dadamaino, Gianni Secomandi, Bruno Munari, Gianni Colombo, Grazia Varisco, Davide Boriani, Enzo Mari, Getulio Alviani, Antonio Scaccabarozzi, Jorrit Tornquist, Angelo Dozio, Arturo Vermi,
Agostino Ferrari, Angelo Verga, Ettore Sordini, Ugo La Pietra, Lino Marzulli, Marco Carnà, Mimmo Rotella, Valerio Adami, Lucio del Pezzo.

La mostra è a pagamento: l’ingresso intero costa 7 euro, il ridotto per under 25, over 65, allievi Binario 7 è a 5 euro, promozione a 3 euro per gli abbonati e per chi acquista un biglietto per uno spettacolo in cartellone a maggio.