Ad un anno dalla tragica alluvione che ha messo in ginocchio diverse aziende del Vimercatese, le attività che avevano subito maggiori danni hanno tutte ripreso il loro lavoro. Senza ricevere alcun aiuto da Comuni, Provincia e Regione. Una dimostrazione di quanto la natura seppur dura ed atroce non è riuscita a fermare gli imprenditori brianzoli che tirano dritti per la loro strada lanciando il messaggio: noi siamo ancora qua e non molliamo.
Un messaggio lanciato non solo a madre natura ma anche agli enti statali che subito avevano promesso di aiutare gli imprenditori, ma che poi sono misteriosamente spariti. «No, non è assolutamente intervenuto nessuno per aiutarci, noi è vero non abbiamo fatto richiesta perché non possiamo permetterci di aspettare i tempi della burocrazia italiana, però nessuno si è fatto vivo – ha raccontato Gabriella Bassetti, titolare dell’agriturismo la Camilla di Concorezzo – Noi abbiamo subito danni alla centrale termica e ad alcune camere che sono state invase da fango ed acqua ma subito ci siamo rimboccati le maniche per sistemarli perché dovevamo subito riprendere la nostra attività».
L’attività dell’agriturismo è infatti ripartita subito grazie alle misure adottate in fretta dalla direzione che prontamente ha chiamato un’azienda di spurghi privata che aspirasse fuori tutta l’acqua penetrata nei locali della caldaia e nelle camere. «Questa è l’unica soluzione possibile al problema – ha raccontato la Bassetti – purtroppo il nostro giardino non è riuscito a drenare la quantità d’acqua arrivata e se dovesse capitare di nuovo in futuro dovremo di nuovo adottare questa soluzione perché non possiamo mettere in pratica misure preventive». Stessa sorte anche per altre attività di Concorezzo come l’autofficina “Rosso Monza”, anch’essa colpita dall’alluvione con alcuni danni strutturali, che però ha preferito non lasciare alcuna dichiarazione.
Anche ad Agrate le aziende non hanno avuto vita facile come la “Angelo Rocca” vini che ha visto l’acqua penetrare in un magazzino di 5mila metri quadri distruggendo 4mila bottiglie e provocando un danno di oltre 500mila euro all’azienda. «Nonostante i danni subiti siamo fortunatamente riusciti a riprendere la nostra attività – ha raccontato Marco Rocca, uno dei titolari dell’azienda – . Il comune ci aveva convocato inizialmente dicendo che per la provincia erano stati stanziati 8 milioni di euro, ma non abbiamo ricevuto nessun tipo di aiuto economico». Aiuto che invece la famiglia Rocca ha ricevuto da parenti, amici e dipendenti che prontamente hanno aiutato l’azienda a pulire e a rimuovere il fango dal magazzino per cercare di far ripartire la ditta il più in fretta possibile e che ora si sta muovendo per creare un muretto di sbarramento che impedisca in futuro all’acqua di entrare di nuovo nell’azienda.
Situazione leggermente diversa invece per il nastrificio Brambilla posto proprio sul confine tra Agrate e Vimercate che si è visto invadere dall’acqua per colpa di un errore del comune di Vimercate. «Da noi l’acqua è entrata per colpa del comune di Vimercate che proprio davanti alla nostra attività ha costruito un dosso senza un canale di scolo dell’acqua – ha spiegato Ernesto Brambilla – L’acqua così non è riuscita a defluire ed è entrata tutta nella nostra attività provocando più di 100mila euro di danni». Dopo l’alluvione e una causa intentata proprio da Brambilla il comune ha tolto il dosso permettendo all’acqua di defluire ed evitando che in futuro il fango inondi nuovamente il nastrificio.
«Grazie a Dio questo tipo di non si stanno più verificando e per fortuna ci siamo riusciti a riprendere – ha raccontato Brambilla – Però sono stato per quasi un anno senza poter utilizzare i locali allagati e questo non è accettabile».