Vimercate, la palestra “New life” rischia di chiudere: «Ci vogliono sfrattare, hanno chiesto il nostro fallimento»

«Ci vogliono sfrattare, hanno chiesto il nostro fallimento»: così lo staff della palestra “New life” di Vimercate ha spiegato, con una nota, cosa sta accadendo con il locatore. Una situazione che rischia di far chiudere uno dei “templi” del fitness vimercatese.
L’ingresso della palestra
L’ingresso della palestra

Nubi nerissime nel futuro della palestra “New life” di piazza Marconi a Vimercate. La struttura, una vera istituzione vimercatese per gli amanti del fitness, è al centro di una vicenda che potrebbe costringere i titolari ad abbassare per sempre le saracinesche. I profili del problema sono stati spiegati direttamente dallo staff della struttura sul proprio sito internet: «La passione pare non sia stata sufficiente – hanno scritto -. Abbiamo sperato e resistito, ci siamo impegnati in ogni modo, siamo stati solidali con tutte le nostre possibilità verso i nostri collaboratori, ma contro la prepotenza, la malevolenza e la volontà speculativa di una sola persona, temiamo di essere prossimi alla caduta».

A finire nel mirino dei gestori degli spazi è il proprietario dei muri, la “Ellesse srl”, società guidata da un amministratore unico: «Insensibile alla chiusura della palestra imposta dalla pandemia e al conseguente azzeramento dell’attività e degli incassi, il locatore ha preteso il pagamento integrale degli affitti, rifiutando ogni sconto o moratoria, nonostante il pagamento già avvenuto di circa il 50%». La Ellesse«dapprima ha tentato lo sfratto, che è stato respinto dal tribunale, e recentemente ha chiesto il nostro fallimento. Siamo ora in attesa della decisione da parte dello stesso tribunale».

Alla vigilia del ritorno alla normalità e in palestra, «per poter continuare a coltivare la vostra e la nostra grande passione – concludono dalla “New life” – ci auguriamo che il tribunale non si presti alla prevaricazione e al tentativo di speculazione e approfittamento sottostante. Speriamo, dopo 20 anni di attività, di potere riaprire; ne saremmo felici. Se invece non fosse possibile vogliamo che sappiate che non è dipeso da noi; che siamo dispiaciuti quanto voi e amareggiati per l’ingiustizia subita, certamente etica ed imprenditoriale, se non giuridica».