Anche dopo sette secoli di storia non smette di riservare sorprese Casa Banfi di Vimercate, lo straordinario complesso architettonico tra le vie Cereda e Ospedale che si è sviluppato a partire dall’originario convento francescano del 13esimo secolo.
Nei secoli sono emersi dalla residenza della famiglia Banfi, che acquistò l’ex convento nel 1799, reperti come il cippo con l’avanzo dell’antica porta di Vimercate risalente al 1100 oppure il muro medioevale dell’ex oratorio di San Damiano precedente al convento francescano, opere d’arte come la “Camera delle Madonne” affrescata nel ‘400 o la Crocefissione del 1354.
E poi cimeli e armi storiche risalenti alle ultime guerre, assieme un patrimonio di stampe e documenti, compresa una dedica autografa di Giuseppe Garibaldi, raccolte da una famiglia che annovera tra gli avi, oltre a possidenti terrieri, podestà, notai, medici e capitani d’industria anche i fondatori della Società Elettrica Banfi, la prima del territorio vimercatese e monzese venduta nel 1911 all’Edison, oppure Antonio Banfi, senatore a inizio ‘900 e filosofo a cui in città è dedicato il liceo all’Omnicomprensivo.
La sorpresa. L’ultima sorpresa è quella di un giallo iniziato una decina di giorni fa e su cui si è aperta un’indagine da parte della Procura di Monza. E in occasione della presentazione delle Giornate Fai d’autunno, che permettono oggi e domani di partecipare a visite guidate di Casa Banfi, è stato Federico Banfi, attuale proprietario del complesso architettonico, ad aver raccontato della nuova curiosa esperienza che coinvolge l’antica casa.
Un paio di settimane fa è comparso online, sul sito Ebay, un annuncio per la vendita di una serie di faldoni di documenti storici risalenti a un periodo tra il 1600 e il 1800 sull’antico convento francescano di Vimercate, materiale la cui origine non è certa e che ha fatto scattare i sospetti della Procura che ha subito individuato l’autore dell’annuncio.
«Siamo venuti a conoscenza della vicenda – ha spiegato Federico Banfi – perché ci hanno chiamato i frati del convento di Oreno a cui si era rivolta la Procura. Ma quei documenti risalgono a un’epoca che riguarda l’antico convento dove c’è la nostra casa, non quello più recente di Oreno. Pertanto ci auguriamo di poter vedere quei documenti, capire a cosa di riferiscono e come siano finiti in mano a qualcuno che li ha messi in vendita su internet».