Fare della Villa Borromeo d’Adda la sede di un Centro internazionale di studi sull’infanzia e l’adolescenza. È la proposta visionaria del docente di pedagogia ed ex politico Raffaele Mantegazza che nei giorni scorsi, dal suo profilo Facebook, ha informato: «L’idea ha raccolto una notevolissima serie di adesioni anche da gruppi, centri di ricerca e associazioni non arcoresi. Occorre ora, se ci si crede, farlo entrare nell’agenda politica».
La proposta è al momento una semplice idea tutta da sviluppare e sottoporre a un esame di fattibilità. Tra i punti centrali, l’allestimento di un museo interattivo all’interno della villa ma anche all’esterno, con installazioni, opere e giochi, una realtà da aggiornare ogni anno e da dotare di diverse sezioni: la storia del giocattolo, l’infanzia ad Arcore nella storia, la tecnologia, i bambini e la bellezza, tanto per citare alcuni spunti del professore. Nelle idee del docente la villa potrebbe ospitare eventi ricorrenti con esperti di fama e laboratori correlati.
Un ruolo importante potrebbe averlo anche l’Accademia di Belle arti di Brera, che con la villa ha già familiarità e che potrebbe promuovere percorsi, mostre ed eventi. Occorrerebbe poi permettere l’accesso regolamentato agli spazi della villa ad associazioni che organizzino periodicamente eventi teatrali e ludici rivolti ai bambini e ai ragazzi, realizzare una guida ludica alla visita del parco e della Villa rivolta ai piccoli, magari sotto la forma di caccia al tesoro e allestire un piccolo spazio per esporre le creazioni dei bimbi dove adulti esperti insegnino cose pratiche come riparare una bici o costruire qualcosa. Mantegazza ipotizza una serie di partner come scuole, produttori di giocattoli o prodotti editoriali per l’infanzia, enti pubblici e privati, negozi, ospedali e atenei.
Villa Borromeo è stata restaurata, con fine lavori nel 2018, da Nuova Italiana Costruzioni di Attilio Navarra, che aveva restaurato la Villa reale di Monza e di recente come concessionario privato ha interrotto il rapporto con il Consorzio, l’ente pubblico, per la gestione che sarebbe dovuta durare per altri 14 anni.
Non è il caso di Arcore. Il funzionario Roberto Parolini, responsabile dell’intervento e oggi anche della logistica di gestione, aveva spiegato al Cittadino: «Il nostro è un partenariato pubblico-privato che non prevede la gestione esterna -dice, sottolineando la differenza principale rispetto al caso monzese- si fonda su una locazione finanziaria attraverso un team di imprese: il finanziatore Unicredit, il costruttore Italiana Costruzioni e il manutentore Nagest».
Il Comune versa un canone semestrale a Unicredit per 20 anni con una maxi-rata finale di riscatto. Il canone è stato contenuto in 196mila euro semestrali grazie a un anticipo dei costi da parte del Comune che ha scelto di coprire un’ampia parte della spesa all’inizio, impiegando anche avanzi di amministrazione. Questi accorgimenti hanno fatto abbassare il costo da 18 milioni di euro a meno di 16. In questo quadro normativo, non ci sarebbero per il Comune grossi rischi.