Il bicchierino della staffa non lo dimenticherà molto facilmente. Per una bevuta di troppo un veranese dovrà trascorrere i prossimi due mesi della sua vita dietro le sbarre di una cella della casa circondariale di Monza. L’ordine di carcerazione gliel’hanno notificato nei giorni scorsi i carabinieri della locale stazione. Lui, 46 anni, già noto alle forze dell’ordine, nemmeno si ricordava che il 20 agosto 2010, era stato fermato e sottoposto all’alcol test a Monza.
Un controllo di routine mentre era al volante della sua macchina. Ma era risultato positivo. Come prevede l’articolo 186 del Codice della strada, che punisce chi si mette alla guida in stato d’ebbrezza, la patente gli era stata subito ritirata e sul posto comminata una contravvenzione da capogiro.
La vicenda però non si era chiusa semplicemente con una multa. Un giudice doveva stabilire per quanto tempo non avrebbe potuto guidare e, soprattutto, se avesse potuto rischiare la reclusione oppure beneficiare di un provvedimento alternativo. Per ottenerlo, tuttavia, l’automobilista veranese doveva incaricare il proprio avvocato di presentare la sospensiva.
Un puro passaggio formale che gli avrebbe consentito di avere in alternativa al carcere dei provvedimenti meno punitivi: svolgere lavori socialmente utili in cooperative, in municipi, realtà con finalità prettamente sociali.
Nessuna richiesta però è stata presentata al tribunale di Monza. Una leggerezza che gli è costata un autunno al fresco. I carabinieri non solo gli hanno notificato l’ordine di carcerazione per due mesi, ma l’hanno accompagnato direttamente alla casa circondariale di Monza.