Seguendo gli indizi che portano al “castello”, luce fu sulla Verano Brianza del periodo medievale, fino a oggi un capitolo buio nella conoscenza della storia locale. A farsi largo tra gili archivi ci ha pensato Marco Longoni, consigliere delegato alla cultura e laureato in storia, anche autore del recente libro dedicato a Tullo Massarani (1826-1905) che fu personaggio significativo (anche) per le vicende veranesi.
«Ho intrapreso questa ricerca per curiosità: di voci che a Verano ci fosse un castello ce n’erano, ma ho voluto verificare» spiega il 23enne, che grazie al recente studio ha riconsegnato al suo paese la consapevolezza che «anche durante il Medioevo, Verano ha mantenuto il suo ruolo di “presidio” sul Lambro e sullo snodo viario che c’era ad Agliate, ai tempi “capopieve”».
Una novità importante, perché «finora conoscevamo la storia romana di Verano, ossia del “Verianum castrum” che era un accampamento con fini difensivi, e la storia moderna a partire dal 1566, con la proposta di fondazione del Convento dei Frati Cappuccini». E il Medioevo? «Oggi abbiamo quantomeno le basi per capire cosa fosse Verano in quell’epoca. Già il fatto che venga citato in alcuni documenti indica che fosse un luogo di una certa importanza». Longoni ha individuato le fonti storiografiche che attestano la presenza di un “castellum” a Verano: «Nelle “Gesta Friderici Imperatoris in Lombardia” dell’anonimo civis Mediolanensis si racconta che il castello di Verano (Veiranus) fu saccheggiato nel maggio 1160 dall’Imperatore Federico il Barbarossa, che si stava avvicinando all’esercito milanese di stanza a Carcano. Dopo la vittoria dell’Imperatore su Milano, la Brianza fu devoluta dal contado di Milano e affidata al conte Goswin von Heinsberg. Quando il partito imperiale si infranse dopo la battaglia di Legnano, Milano si riappropriò del proprio contado, compreso il villaggio di Verano».
Quest’ultimo assunse un ruolo di discreto rilievo anche nel contesto delle lotte intestine che interessarono il Comune di Milano nel XIII secolo. «Nella cronaca “Manipolus florum” di frate Galvano Fiamma (1283-1344) si legge che nel 1222 il borgo fu saccheggiato da Ardighetto Marcellino, nel conflitto tra nobiltà e popolo milanesi – spiega Longoni -. Negli anni centrali del secolo, Verano aderì al partito guelfo-popolare dei Della Torre, che fu sconfitto a Desio nel 1277 da Ottone Visconti, il quale impose la signoria della propria famiglia su Milano. Il castello di Verano rimase, tuttavia, di proprietà dei Della Torre, come si legge nel testamento del 1312 di Guido della Torre, riportato nella “Patria Historia” di Bernardino Corio (1459-1519)».
Per il momento non sono state individuate informazioni posteriori al 1312. Ma «credo che il ruolo delle fortificazioni di Verano fosse funzionale alla difesa del contado a nord di Milano – specifica Longoni -. Quando i Visconti affermarono la propria superiorità su gran parte dell’Italia settentrionale, venne meno la necessità di controllare il corso del Lambro. Le notizie del castello di Verano si perdono nel XV secolo, nel periodo del tracollo del dominio visconteo e delle guerre contro Venezia».