Ha smesso i panni della “bulla”, come l’avevano definita i carabinieri. La maestra d’asilo dell’istituto di Varedo indagata di maltrattamenti per le continue vessazioni a cui sarebbero stati sottoposti i suoi alunni giovedì ha affrontato l’interrogatorio di garanzia previsto dopo l’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari.
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L’interrogatorio. Si è detta “dispiaciuta”, di più, “mortificata” per quello che è successo. L’aria dimessa, lo sguardo basso mentre, seduta in corridoio, aspettava di entrare nell’ufficio del gip Patrizia Gallucci, al tribunale di Monza. Davanti al magistrato, secondo quanto appreso dall’avvocato Francesco Ferreri, difensore d’ufficio, la 48enne brianzola non ha voluto rispondere alle domande.
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“La mia assistita, in questo momento, non è nelle condizioni psicologiche di sostenere l’interrogatorio”, ha dichiarato il legale. La donna si sarebbe sfogata parlando di cattivi rapporti all’interno dell’asilo con una sua collega, e di altre vicissitudini personali in famiglia. Dopo il faccia a faccia col giudice, l’indagata, attualmente agli arresti domiciliari, è stata riaccompagnata a Macherio dalla sorella.
Ben altro temperamento la donna avrebbe mostrato davanti ai carabinieri quando questi si sono presentati alla sua porta per notificarle il provvedimento. In quel frangente avrebbe reagito in modo veemente, insultando i militari e rimediando una denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale.
Le indagini. La donna è stata arrestata al termine dell’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Monza, originata da una denuncia presentata dal dirigente scolastico al quale erano pervenute delle segnalazioni di episodi di maltrattamenti ai danni dei minori da parte di alcuni genitori.
Doveva imporre “l’immobilità”, ovvero fare stare seduti, fermi, e zitti 25 bambini della classe tra i 4 ei 5 anni. Un atteggiamento forse ancora più grave, secondo carabinieri e magistrati, di tutto il corredo di insulti, percosse, umiliazioni a cui la maestra sottoponeva i piccoli alunni.
In particolare uno, il più vivace, che a casa aveva raccontato al padre che la maestra era solita dargli gli schiaffi. Il papà, incredulo, aveva mimato al figlio un gesto simile a un buffetto con un dito e il bimbo aveva risposto “Papà, ho detto una sberla vera”.
I video ripresi grazie alle telecamere nascoste in classe non lasciano spazio a dubbi. La donna, già reduce da una precedente sospensione per motivi disciplinari presso un altro istituto, era sottoposta per questo motivo ad un periodo di prova. Durante le ore di “affiancamento” con una collega, tutto rientrava nella norma. Ma l’atmosfera cambiava drasticamente quando rimaneva sola con la classe.
Con rimproveri continui, insulti, inviti a rimanere sempre “zitti”, rivolti in modo brusco e assillante. Quasi mai invece attività ludiche o didattiche.
In città. A Varedo intanto l’impressione tra i genitori, i nonni e i cittadini varedesi è ancora forte. Per tutta la settimana le telecamere delle maggiori testate tg hanno preso d’assedio il personale e i papà e le mamme davanti all’entrata di via Donizetti, e non sono mancati momenti di tensione. Con i genitori comprensibilmente esasperati e preoccupati per quanto sta succedendo e per l’esposizione mediatica, che non aiuta a calmare le acque.