Varedo: anche il consiglio di Stato boccia le case nel giardino di Villa Bagatti

Il consiglio di Stato ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla società Arbo Srl. Potrebbe essere l'ultima parola sull'area.
VAREDO - Villa Bagatti ammirata dal cielo
VAREDO – Villa Bagatti ammirata dal cielo Marco Mologni

All’interno di Villa Bagatti a Varedo non sarà possibile costruire palazzine residenziali, come deciso ai tempi della giunta Daniel, ormai 12 anni fa. Il consiglio di Stato ha dichiarato inammissibile il ricorso per revoca presentato dalla società Arbo Srl a una sentenza che aveva già visto il Comune vittorioso su una vicenda legale inerente il piano di sviluppo urbanistico sull’area, comunemente nota come “ex-serre”, interna al giardino storico di Villa Bagatti Valsecchi.

Al momento dell’acquisto da parte del Comune dell’immobile con giardino monumentale e pertinenze, si era deciso lo stralcio delle serre sul versante nord est del patrimonio che erano rimaste alla vecchia proprietà che a sua volta aveva deciso un piano di intervento. L’amministrazione comunale successiva si era opposta a questa soluzione, dando il via all’azione legale e poi al ricorso della controparte. Il consiglio di Stato ha anche condannato la società a rifondere in favore del Comune le spese legali.

Stop alle case a Villa Bagatti: “Sentenza tombale”

«Con buona pace del Pd locale – dichiara soddisfatto l’assessore Matteo Figini con delega a servizi al cittadino, relazioni pubbliche e affari interni – sempre preoccupato per questo tipo di spese in bilancio che invece, ancora una volta e stavolta in maniera definitiva, hanno rappresentato un ottimo investimento per la tutela del patrimonio storico-architettonico della comunità varedese. Questa è davvero una sentenza tombale: nel giardino di Villa Bagatti Valsecchi non sorgeranno mai delle residenze esclusive come l’amministrazione guidata dall’allora sindaco Sergio Daniel aveva deciso».

Lo strascico legale seguito alla compravendita di Villa Bagatti si arricchisce di una nuova sentenza, dopo che erano andati tutti assolti gli imputati per l’acquisto, con un prezzo all’epoca pattuito di 6 milioni di euro. Una vicenda che risale al 2011, quando la villa venne acquistata dalla Fondazione La Versiera 1718, costituita e partecipata totalmente dal Comune, e che avvenne a seguito di una presunta sopravvalutazione del bene a seguito di perizia contestata. Il giudice accertò la non sussistenza dell’abuso contestato.