“Paga, o ti roviniamo la reputazione”. E così hanno fatto, secondo le accuse della procura, arrivando persino ad infilare nella cassetta delle lettere dei vicini di casa della vittima un video hard personale. Un ricatto a luci rosse, quello a cui è stata sottoposta una 47enne brianzola, che vede ora a processo quattro persone, tre uomini e una donna, sotto accusa davanti al gup Silvia Pansini per i reati di stalking, diffamazione, ed estorsione aggravata. I fatti contestati risalgono alla primavera del 2018, e sarebbero stati commessi in vari comuni del vimercatese.
La vittima, stando alla sua denuncia, aveva avuto una relazione con uno degli imputati, un 47enne di Trezzo sull’Adda. Durante il rapporto, lei credeva di aver trovato un uomo che ricambiava il suo affetto. Invece, nel giro di pochi mesi, questo le avrebbe sottratto decine di migliaia di euro, anche se questa circostanza non rientra nelle imputazione che vedono i quattro a processo. Il 47enne sarebbe arrivato a chiederle di girare un video nel quale lei aveva un rapporto sessuale con due uomini. Lei, completamente invaghita, aveva accettato.
Qui entrano in gioco i due complici, un 25enne di Cornate e un 36enne nato in Sicilia, nel ruolo di “attori”. Ora, anche questi ultimi sono imputati assieme al primo, che in questa vicenda rivestiva il ruolo di “regista” (la quarta persona a giudizio è una donna 32enne che avrebbe aiutato gli altri tre nell’attuazione del piano). Dal momento in cui realizzano il filmato, gli uomini cominciano a chiedere alla donna soldi, stando all’impianto accusatorio sostenuto dal pubblico ministero Carlo Cinque. Piccole somme, massimo 500 euro, che la donna era costretta a prelevare per timore che il contenuto del video venisse reso pubblico.
Ma è nell’accusa di stalking, che sono contenuti i fatti più gravi della vicenda, che hanno ridotto la vittima a uno stato di profonda frustrazione e disagio personale. Dopo averla bersagliata di messaggi volgari e umilianti tramite whatsapp, gli imputati sarebbero passati ai fatti. Dal telefonino della donna imputata, infatti, sono riusciti a entrare nel profilo Facebook della donna, dal quale hanno inviato il video a tutti i suoi contatti (vita privata, famiglia e colleghi di lavoro).
Non contenti, avrebbero infilato in alcune caselle della posta del residence di Usmate nella quale la donna viveva una “chiavetta” Usb che ovviamente conteneva il video (nel quale i visi dei due “attori” erano stati oscurati), corredato da una lettera diffamatoria in cui si diceva che la brianzola “riceveva uomini stranieri in casa” che “pagava per prestazioni sessuali”. Gli stessi, sempre secondo il delirante testo, si erano resi protagonisti di “furti” in appartamenti. Ovviamente erano solo menzogne. La donna, subito il durissimo colpo, ha avuto la forza di reagire, e si è rivolta all’avvocato Elena Franzoni per presentare querela. Il processo a novembre.