Attraverso quattro società cooperative inesistenti, una con sede fittizia a Monza (le altre a Milano e Napoli), avrebbe aperto conti correnti bancari a Secondigliano (Napoli) per farvi confluire denaro derivante da fatture per operazioni mai avvenute, denaro poi trasferito con assegni circolari nei propri conti correnti personali e, passaggio finale, riciclato (oltre 790mila euro) attraverso pagamenti anche in nero (per 233mila euro) a giocatori e allenatori del Foggia Calcio (estraneo alla vicenda) a titolo di “finanziamento socio” durante le stagioni 2015/2016 e 2016/2017.
È quanto scoperto dalla Procura della Repubblica di Milano e dalla Direzione distrettuale antimafia a carico di un commercialista foggiano, indagato per le ipotesi di bancarotta fraudolenta, indebita compensazione d’imposta e autoriciclaggio nell’ambito di un’indagine denominata “Security”, che a maggio aveva portato all’esecuzione di misure cautelari a carico di 15 soggetti a vario titolo accusati di fare parte di un’associazione a delinquere che avrebbe favorito gli interessi, a Milano e provincia, della famiglia mafiosa catanese Laudani.
Mercoledì mattina 8 novembre i militari del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Varese e agenti della Squadra mobile della Questura di Milano hanno dato esecuzione a un sequestro preventivo di urgenza ai danni del commercialista per 8,2 milioni di euro. Patrimonio – beni immobili e polizze – che da luglio il professionista avrebbe cercato di distrarre trasferendo ai propri familiari. Secondo gli inquirenti sarebbe stato infatti il referente di un sistema di evasione fiscale e contributivo per il quale avrebbe ricevuto illeciti compensi per oltre 600mila euro da parte di numerose società.
Quattro soggetti, in particolare, sempre secondo le indagini, avrebbero gestito in modo fraudolento una serie di cooperative operanti nella logistica e nei trasporti svuotando le casse con fatture false e prelievo di contanti dai conti sociali con carte prepagate. I quattro avrebbero poi pagato il commercialista considerato dagli investigatori il regista dell’evasione. Dagli accertamenti sarebbe emerso in particolare che si sarebbe fatto pagare una somma pari al 40 per cento di indebite compensazioni effettuate attraverso modelli F24 falsi.