«Togli le slot e il Comune riduce la Tari», ma a Carate nessun barista è d’accordo

I baristi caratesi che all’interno dei loro locali hanno le slot machines non accolgono la proposta del Comune, uno sconto de 20 % per chi avrebbe eliminato gli apparecchi per il gioco d’azzardo rinunciandoci per cinque anni
«Togli le slot e il Comune riduce la Tari», ma a Carate nessun barista è d’accordo

Nessuna richiesta, né all’ufficio tributi né a quello commercio. Gli esercenti caratesi che all’interno dei loro locali hanno le slot machines non hanno accolto la proposta del Comune. Era la scorsa estate quando il consiglio comunale introduceva lo sconto del 20 % per quei commercianti che avrebbero eliminato le slot machines e altri apparecchi per il gioco d’azzardo dalle loro attività, rinunciandoci per cinque anni di fila. Secondo l’amministrazione comunale, far leva sull’aspetto fiscale era un buon modo per contrastare il fenomeno del gioco d’azzardo diventato in tutta Italia una vera e propria piaga sociale.

«E’ chiaro – spiegava allora il capogruppo Pd Davide Sirtori – che se un gestore ha deciso di installare le “macchinette” nel proprio locale lo ha fatto per ragioni economiche, e che lo sconto del 20 % non coprirà mai il mancato incasso, ma siamo sicuri che sia arrivato il momento di lanciare segnali nuovi e diffondere una cultura diversa. La serenità di troppe famiglie è a rischio». C’era tempo fino a dicembre per “dire sì”. Non lo ha fatto nessuno.

«Il 20 % di sconto è irrisorio – dice Ernesto Villella, che da otto anni gestisce il Bar centrale –. Da quando sono qui, dal 2007, in via Cusani hanno aperto cinque negozi tra bar e pasticcerie, senza contare l’Iperal di via Milano. E io dovrei rinunciare alle mie sei slot? Meno male che ci sono, altrimenti dovrei chiudere. La crisi c’è e si vede, il lavoro è poco, e le macchinette aiutano, inutile dire il contrario. Detto questo, se vedo qualche giocatore che sta esagerando, cerco di consigliarli di smettere: ne ho mandati via non so quanti in questi anni».

Ha risposto “No grazie” anche Claudio Maggioni dallo storico Santa Cruz di via Cantore: «La riduzione dl 20% è troppo bassa. Non ne vale la pena. Ne ho due e me le tengo. E’ assurdo comunque – aggiunge – che siamo noi gestori di bar a dover frequentare un corso sulle ludopatie, a pagamento: è obbligatorio solo in Lomabardia, come se giocare in Piemonte non fosse più un problema» Dal bar tabaccheria Jimmy Smoke di via Mosè Bianchi, Fabrizio Sironi si unisce al coro dei colleghi, nonostante l’incursione dei ladri dello scorso 9 gennaio, attirati (anche) dalle slot, e il nuovo tentativo di furto di due settimane fa: «Ho cinque slot machines ma se potessi ne metterei altre. Ringrazio il Comune per la proposta ma non è una buona offerta, fatti due conti. Non ha senso che ci chiedano di togliere le slot: resterebbero comunque le sale da gioco, e i giochi on line. Almeno qui da noi, con le macchinette a gettone, i giocatori sono controllati: con un euro se ne possono vincere al massimo 100 alla volta».

Così Andrea Casati, da due anni dietro al bancone del bar tabaccheria Italia di via Dante Cesana, che ha due slot machines: «Alla voce “entrate” tutto fa brodo, anche le macchinette, non faccio distinzioni. Duecento euro in più al mese fanno comodo a chiunque. Ognuno può scegliere come usare i suoi soldi, che diritto ho io di impedirglielo?».