È stato arrestato giovedì della scorsa settimana, ancora una volta, lo stalker finito in prigione tra il 2015 e il 2016 per avere perseguitato e picchiato la ex moglie, una professionista arcorese di 40 anni che lavora in città. L’ordinanza di custodia in carcere è stata emessa dal Tribunale di Monza ed è stata eseguita dai carabinieri di Arcore. È legata alla violazione di ordini restrittivi che impedivano al soggetto di dimorare su suolo arcorese, proprio per tenerlo lontano da quella donna che non accettava di aver perso e che rivoleva disperatamente con sé. A costo di torturarla e farla vivere nell’ansia.
Con l’uomo di cui ora ha paura la professionista è stata sposata sei anni e ha avuto un bambino. Nel 2014 lui ha passato un momento difficile che, secondo la compagna, ha fatto emergere comportamenti poco equilibrati. I rapporti si sono deteriorati progressivamente fino alla separazione che però ha fatto esplodere la rabbia e la disperazione dell’uomo. È così che è iniziato il calvario.
«L’ho denunciato 11 volte – aveva raccontato lei lo scorso autunno – ma ha continuato a perseguitarmi anche dopo gli ordini restrittivi del tribunale e dopo gli arresti domiciliari. Ho smesso di vivere. Spesso era fuori dal posto di lavoro ad aspettarmi, si appostava sotto casa, me lo trovavo dietro in farmacia e al supermercato. Pretendeva di sapere dove stessi andando. In due casi mi ha aggredita fisicamente».
Secondo quanto raccontato dalla vittima, la prima volta è stato nel dicembre 2015, fuori dalle scuole di via Monginevro: «Mi ha afferrata e sbattuta contro la cancellata e poi contro una macchina, ho riportato un trauma cranico. La seconda volta, qualche mese dopo, ancora in mezzo alla strada: mi ha preso a botte, ho riportato un trauma cranico, una lesione a un legamento, escoriazioni varie, un colpo di frusta. Mi hanno dato 10 giorni di prognosi».
Lo scorso ottobre l’uomo è uscito di prigione ma la speranza che rigasse diritto è stata vana. È tornato a perseguitare la ex moglie. È tornato in carcere. È stato rilasciato con un’ordinanza restrittiva che gli impediva di stare ad Arcore. E ha infranto anche quella, facendosi trovare in città. Pare abbia sostenuto di essere ad Arcore per altri motivi, ma le ragioni della violazioni non sono rilevanti per la legge. Per lui questa settimana si sono riaperte le porte del carcere. Unica condizione che permette alla donna di stare tranquilla sia al lavoro che in casa.