Nove siti collinari artificiali tra Milano e le Prealpi, o meglio un «landmark» che dovrebbe ritoccare il volto di alcune aree attraversate dalla Pedemontana. È il progetto delle Pedemontagne ribadito all’assemblea dei sindaci brianzoli da Antonio Di Pietro, il presidente della società che dovrà completare l’autostrada, che lascerà l’incarico entro fine mese.
Il piano non sta riscuotendo grandi consensi: in pochi sono convinti di quelle alture su cui disegnare percorsi pedonali che dovrebbero comparire a Cesano Maderno, nell’area in cui è prevista la creazione di un parco urbano e nei pressi dello svincolo all’imbocco della tratta C, dove costituirebbero la “Porta di Milano”. Non molto lontano, ne sorgerebbe una al confine con Desio, in quella stessa città spunterebbe il “Monte Alpino” mentre a Macherio la collina dovrebbe dar vita al Green urban park.
Il “Monte Brianteo”, modificherebbe il paesaggio tra Usmate Velate e Vimercate e una duna comparirebbe nella zona compresa tra Sulbiate, Vimercate e Bellusco. In Brianza, infine, potrebbero essere creati alcuni rilievi in corrispondenza dell’ex cava Cantù tra Vimercate e Arcore e a Lesmo. Nella bergamasca le montagnette potrebbero trovare casa a Capriate San Gervasio, Osio Sotto, Suisio e Brembate.
I primi a bocciare le Pedemontagne sono stati i dirigenti della Regione che hanno rilanciato con una controproposta che sembrerebbe ottenere ben altri favori: utilizzare la terra per riempire le cave in disuso di Caponago, Nova Milanese, Vaprio d’Adda, Paderno Dugnano e quella tra Bollate e Senago che sarebbero in grado di inghiottire 8.800.000 metri cubi di materiale a fronte dei 14 ricavati dal tracciato e degli 11 destinati alle cime artificiali.
Le colline, quindi, potrebbero rimanere sulla carta tanto più che la loro creazione è legata alla realizzazione delle tratte B2, C e D: la prima rimane al palo per la mancanza di investitori privati pronti a versare i 2,4 miliardi di euro necessari ad aprire i cantieri per portare l’arteria da Lentate sul Seveso a Cesano mentre le altre sono ferme ai progetti esecutivi. Le alture, presentate come opere di mitigazione ambientale, eviterebbero di spostare gli scarti degli scavi per lunghi tratti e permetterebbero di smaltire il terriccio a chilometro zero, come è spiegato nella bozza diffusa nei giorni scorsi. Con la crisi dell’edilizia il materiale che non potrebbe essere venduto ai costruttori diventerebbe un costo: ecco, allora, la funzione delle colline.
Non si tratta di un’idea originale, ma si ispira alla Pedemontagna ipotizzata dalla Provincia di Monza all’epoca della giunta guidata da Dario Allevi per riutilizzare la terra del mega svincolo di Desio: in quella città attorno a una conca avrebbero dovuto sorgere tre cime di altezza compresa tra i 30 e i 46 metri, la più elevata avrebbe raggiunto un palazzo di 15 piani mentre le Pedemontagne, plausibilmente, dovrebbero essere ben più basse.
I più critici sono gli esponenti del Movimento 5 Stelle: «Condivido – commenta il consigliere regionale Gianmarco Corbetta – le parole di un dirigente del Pirellone che ha definito il piano una provocazione. C’è, inoltre, un aspetto che nessuno ha sollevato: le colline potrebbero rappresentare una variante al progetto che dovrebbe ottenere l’autorizzazione del Cipe». «Vogliono risparmiare sui costi di bonifica e di mitigazione ambientale» attacca il deputato Davide Tripiedi che chiede l’interruzione dell’autostrada e una «seria politica che incentivi» l’uso del trasporto pubblico.