Hanno preso casa in centro a Monza e hanno iniziato a farsi vedere: questa, calda e umida, per gli scorpioni italiani è la stagione giusta per delle passeggiate alla scoperta del quartiere. Chi li dovesse incontrare, non si allarmi: non sono velenosi. La loro puntura è assimilabile a quella di una vespa o di un’ape. È normale per questa specie scegliere come dimora vecchie mura, e magari legnaie e pietraie, e trovare rifugio in buchi, anfratti e crepe. Come quelli dell’edificio, abbandonato e pericolante, che in via Carlo Alberto si estende alle spalle delle palazzine ai civici 18 e 20.
La segnalazione arriva dai residenti del civico 24 che, in diverse occasioni, si sono ritrovati ad avere a che fare con animali che, di solito, si associano a ben altri contesti. Invece c’è stato chi ne ha trovato uno sul proprio pianerottolo, secondo piano, di fronte all’ingresso della cucina, e chi ha ritrovato un malcapitato esemplare tra gli artigli dei propri gatti. Qualche scorpione, più curioso e avventuroso di altri, si è addirittura spinto fino in vicolo Bellani e si è fatto vedere nel cortile della palazzina al civico 4.
«Ci siamo presi un bello spavento – spiegano da via Carlo Alberto – perché non avevamo idea della pericolosità. Eravamo in pensiero soprattutto per i bambini: avrebbero potuto metterci sopra la mano e venire punti».
Lunghi generalmente tre o quattro centimetri, gli scorpioni italiani presentano chele grandi e robuste e una coda sottile: sono proprio questi gli elementi che li distinguono dagli scorpioni asiatici e africani, generalmente molto velenosi e che, al contrario, presentano chele più piccole e code più grosse.
«In quell’edificio diroccato, che dalla strada non si vede – aggiungono ancora i residenti – è nata una vera e propria giungla. E i tetti, o meglio, quello che ne resta, ospitano colonie di piccioni: la proprietà dovrebbe intervenire per mettere in sicurezza l’area, anche dal punto di vista igienico».
L’esperto intanto rassicura. «Per scongiurare qualsiasi dubbio è sufficiente illuminare le zone dove potrebbero nascondersi con una lampada a raggi UV: se ci sono, gli scorpioni si notano subito perché esposti a luce ultravioletta, emettono un bagliore verde brillante»: parola di Enzo Moretto, entomologo, direttore e fondatore di “Butterfly Arc” e di “Esapolis”, il museo degli insetti di Padova. In Italia, ha spiegato il professore, esistono almeno diciotto diverse specie di scorpione: non è raro incontrarne alcune anche nelle città e, questo, nonostante gli scorpioni preferiscano vivere in zone boscose e umide.
«Non dobbiamo spaventarci – prosegue – il loro veleno è sufficiente ad uccidere gli insetti e i piccoli animali di cui si nutrono. Pungono raramente, solo se infastiditi. Un consiglio, soprattutto per i bambini: evitate di metterci sopra le mani».
Tra le specie autoctone, l’euscorpius italicus è quella che presenta dimensioni maggiori: a coda distesa può raggiungere anche i cinque centimetri. «Le specie pericolose – precisa ancora l’esperto di Padova – sono altre: lo scorpione spagnolo, ad esempio, è già più velenoso di quello italiano. Di solito sono gli esemplari africani e asiatici ad essere più temibili».
Ultima nota, burocratica: la detenzione degli aracnidi dovrebbe essere autorizzata dalla prefettura. «Dovrebbe – conclude – ma le leggi non sono né esaustive né vengono applicate in maniera ferrea».