«Il vice premier ha dimenticato la polizia penitenziaria nella fase sperimentale del taser, tale dimenticanza non onora gli impegni assunti da Salvini a Monza».
È polemico il segretario nazionale del Coordinamento sindacale penitenziario, Domenico Mastrulli, dopo che ha saputo che nel decreto autorizzativo firmato dal Ministro degli Interni, che ha dato il via libera alla sperimentazione della pistola elettrica in 12 città italiane (dalle quali Monza non è contemplata; sono Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Palermo, Genova, Catania, Padova, Caserta, Reggio Emilia, Brindisi), tra le forze dell’ordine che la utilizzeranno è stata esclusa la polizia penitenziaria. Si tratta di un’arma già utilizzata dalle forze dell’ordine di 107 Paesi e serve per immobilizzare soggetti sospettati di reato. La sperimentazione è partita mercoledì 5 settembre.
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In occasione della visita in via Sanquirico dello scorso febbraio, Salvini aveva detto, tra l’altro: «Gli altri politici visitano le celle per verificare se i detenuti stanno bene. Io, invece, mi preoccupo delle condizioni del personale: in Italia dobbiamo investire nelle carceri».
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«Gli agenti in servizio nelle carceri italiane continuano ad essere considerati carne da macello – ha commentato ancora Mastrulli, aggiungendo – Se un solo agente deve avere sotto controllo settori penitenziari composti dai 100 ai 200 detenuti, forse sarebbe opportuno che quel poliziotto sia messo nelle condizioni di difendersi dalle aggressioni. Forse è giunto il momento che nelle prigioni Italiane il personale operante della Polizia Penitenziaria sia da subito dotato taser e spray al peperoncino orticante».
La risposta del vicepremier non si è fatta attendere: «Ne parlerò subito con il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, la polizia penitenziaria è di sua competenza – ha detto Salvini – Dal mio punto di vista non ci sarebbe alcun problema a estendere anche ai lavoratori delle carceri la sperimentazione».