Siccità a Monza e Brianza: “Molti raccolti sono ormai compromessi, la verdura si cuoce a terra”

Paura della grandine, raccolti disastrati, verdura che si cuoce appena messa a terra: a Monza e Brianza siccità e clima fanno danni.
SIccità e lavoro agricolo a Monza e Brianza
SIccità e lavoro agricolo a Monza e Brianza Fabrizio Radaelli

“Il sole prese a picchiare giorno dopo giorno sul mais in erba, fino a screziare di bruno gli orli di ogni baionetta verde. Le nuvole ricomparvero, e si dileguarono senza tornare più”. Impossibile non pensare a queste parole. “Il suolo si ricoprì di una crosta dura e sottile e man mano che il cielo impallidiva, anche il suolo impallidiva, facendosi rosa nelle terre rosse e bianco nelle terre grigie”. Le scriveva John Steinbeck nell’incipit di uno dei suoi capolavori. E anche se la Brianza non è l’Oklahoma descritta in “Furore” dal premio Nobel per la letteratura, per alcuni tratti i due territori stanno inevitabilmente iniziando ad assomigliarsi.

Colpa della siccità che negli ultimi mesi ha straziato i campi, fino a inaridirli. Fino a mettere a rischio le coltivazioni. «Non c’è nulla da fare: non piove, non ci sono riserve d’acqua, sono mancati gli accumuli di neve in montagna». La vede «grigia» il segretario Coldiretti per la zona di Monza e Brianza: «Ora i raccolti sono ufficialmente a rischio».

Siccità e raccolti compromessi a Monza e Brianza: la Coldiretti

Sergio Meroni aveva mostrato qualche preoccupazione già un paio di mesi fa quando, perplesso, scrutava il cielo privo di nuvole. Adesso, però, l’allerta è ufficiale: si rischia grosso. E gli agricoltori potrebbero vedere sfumare tutti gli sforzi e gli investimenti dell’ultimo anno. «Anche se dovesse piovere, la situazione resterebbe compromessa. Abbiamo ancora qualche giorno per sperare. Poi, per le piante di mais sarà impossibile far crescere le pannocchie e c’è la possibilità, concreta, che nemmeno la soia arrivi alla fioritura». Si stringe in un silenzio carico di apprensione: «Non c’è molto da dire perché non c’è molto da fare. Deve piovere, non ci sono altre soluzioni».

Siccità a Monza e Brianza: poche speranze di salvare i raccolti

Già per le coltivazioni primaverili come il grano, il frumento e la segale si è registrata una contrazione, nella produzione, pari al 25% e dovuta alla scarsità di piogge primaverili. «Non abbiamo molte speranze di salvare i nuovi raccolti. Per evitare – prosegue – di trovarci in futuro a gestire queste stesse situazioni, non ci resta che iniziare a entrare nell’ottica della prevenzione, e non della cura come stiamo facendo ora, dandoci da fare per mantenere quanto più possibile la disponibilità di acqua all’interno dei bacini, così da utilizzarla nel momento del bisogno».

Monza e Brianza, la siccità, la verdura che si cuoce a terra

Nei campi che coltiva a San Fruttuoso di Monza Ulisse Confalonieri ha già iniziato a già iniziato a trebbiare il frumento. Lo sta facendo adesso, in anticipo di oltre tre settimane rispetto ai soliti ritmi della natura, perché è «tutto secco» e non crede che possibili piogge possano alleviare la criticità di una situazione che, a sua memoria, non si era mai trovato ad affrontare: «Rispetto all’anno scorso, il raccolto di frumento è già dimezzato e nemmeno nel 2003 le cose erano andate così male».

Sempre in anticipo, anche l’orzo è già stato raccolto: «L’abbiamo fatto per cercare di salvare quello che, comunque, la terra è riuscita a produrre. Anche perché ci aspettiamo che, quando cambierà il tempo e arriveranno le piogge, non saranno semplici temporali, ma vere e proprie tempeste cariche di grandine».

Cerca di proteggere i suoi ortaggi, le insalate e le piante aromatiche anche Roberta Cappelletti, dell’azienda agricola che ha sede in via della Taccona tra Monza e Muggiò: «Sudano anche le piante. Il problema, oltre alla siccità, è generato anche dalla presenza, costante, del sole e delle conseguenti alte temperature che si continuano a registrare. Un clima che, letteralmente, cucina le piante: le verdure a foglia, dalle insalate alle coste alle biete, appassiscono non appena si posizionano nel terreno. E se per loro è difficile resistere, per noi, con questo caldo, diventa quasi impossibile lavorare, se non all’alba e nelle prime ore del mattino».